Freelance sì, #coglioneNo. L’hashtag fa parte dell’ultima campagna di sensibilizzazione in tutela dei lavori creativi a firma del trio di Collettivo Zero. I professionisti della creatività, ogni giorno in terra indigena, spesso e volentieri di fronte a nuovi progetti o possibilità di collaborazioni, si sentono infatti ripetere sempre la stessa -urticante- risposta.

Ne guadagni in visibilità. Considera che è un punto di merito sul tuo curriculum vitae, un trampolino di lancio. Per questo progetto però, purtroppo non c’è budget. Pensa all’esperienza e alle possibilità future. Bisogna fare sacrifici per arrivare, tutti li hanno fatti. E poi ti diverti, nooo?

E così in centinaia ogni giorno si svegliano gazzelle, pronti a correre di qua e di là senza sapere the final destination. In cerca di uno stipendio minimo, non diciamo fisso (non siamo mica fuori di senno) ma almeno quello che basta per pagare in tempo le scadenze per l’affitto e le bollette di fine mese, e magari, chi lo sa, se va bene, riuscire a fare la spesa senza ansie da “disponibilità esaurita”, ogni settimana. Un esercito di giovanissimi, ma anche a dirla tutta, di ormai meno giovani; si vedono spesso costretti ad alimentare l’armata brancaleonica e tutta all’italiana di disoccupati presenti e futuri, precari e stagisti, ma presuntamente in un prossimo futuro ideale “ricchi, felici e famosi”.

Finalmente qualcuno ha trasferito in sequenze video, il sentimento e lo sconforto di molti, caricando su YouTube una serie di cortometraggi dissacranti ed ironici, ma puntuali ed efficaci; tutti nel segno del freelance sì, #coglioneNo. Taglienti, immediate, le immagini dei video scorrono in rete da una bacheca all’altra, dilagano le condivisioni; rendendo ancor di più l’idea della frustazione generale che imperversa tra i giovani creativi e artisti di domani. Dai designer, ai grafici, agli artisti di varie discipline, fino ai grafici, gli editor, i blogger, e purtroppo, chi ne ha più ne metta.

La vita del freelance è una corsa ad ostacoli, tra stage, progetti pilota non retribuiti (ma magari molto fruttiferi per alcune aziende), progetti di prova, giornate lavorative di prova, articoli di prova, contratti di prova, contratti improponibili -di prova, lavori non remunerati, e così via dicendo; fino ad arrivare un giorno ad una chimerica stabilità economica e professionale.

I tre video subito diventati virali, sono firmati dal dissacrante Collettivo Zero, ovvero Niccolò Falsetti, Stefano De Marco e Alessandro Grespan. Tre video, un gradito “servizio pubblico”, e una battaglia che vive sui social e che chiama i giovani creativi tutti uniti al grido di guerra del #coglioneNo.

Le professioni a cui il Collettivo Zero si riferisce, vogliono a rapporto tutto quel ricco sottobosco della creatività digitale e non; dai professionisti dell’arte, fino a quelli della comunicazione, dei social network e a chi sta ogni giorno dietro alle home page dei siti web.

Ecco il Manifesto di #coglioneNo, la campagna di sensibilizzazione in difesa del lavoro dei giovani creativi:

#coglioneNo è la reazione di una generazione di creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte e a quelle risposte da stronzi. È la reazione alla svalutazione di queste professionalità anche per colpa di chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol. È la reazione a offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, è un divertimento.

Ed ecco i tre video del Collettivo Zero:

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ultimo aggiornamento: 14-01-2014