Cosa c’è da fare, da vedere, da ricordare, in questo Giorno della Memoria 2014? Come sappiamo, la memoria è labile, e se ‘il passaggio del testimone’ non viene accuratamente rivitalizzato ad ogni giro di boa c’è il rischio che qualcosa vada inesorabilmente perso. Tanto più che – come sta accadendo per i protagonisti della lotta partigiana in Italia, sono ormai pochi coloro che possono raccontarci ‘quella storia’, la nostra storia, con gli occhi di chi l’ha vissuta sulla propria pelle. Gli ultimi sopravvissuti tra qualche anno saranno tutti scomparsi ed oggi sta a noi accogliere il seme delle loro grandi vite.
Senza soffermarci ad analizzare gli episodi oltraggiosi avvenuti nei giorni scorsi nei confronti della comunità ebraica italiana (le teste di maiale spedite all’ambasciata di Israele ed alla Sinagoga a Roma), vorrei oggi parlarvi due piccole grandi storie. La prima è quella di Francesco Lotoro, pianista e musicologo pugliese di origine ebraica che negli ultimi anni ha composto il Thesaurus, Dizionario della Letteratura Musicale Concentrazionaria, una grande opera che raccoglie spartiti musicali scritti nei lager durante la seconda guerra mondiale.
Un’impresa eroica la sua, trovare e riportare alla luce piccole arie, sonate, intere opere scritte magari su carta da pacchi o carta igienica. I musicisti martiri dell’Olocausto non erano solo professionisti, ma anche semplici amatori, a testimonianza di quanto viva è l’arte e la musica nella cultura degli ebrei d’Europa.

L’altra storia ci porta invece in Cisgiordania, in un insediamento ebraico, a casa della signora Irena Wodzislawski, ebrea di Polonia, 77 anni e ancora tanta voglia di fare. Dieci anni fa insieme a Yaacov, il suo defunto marito, ha cominciato a costruire un museo in casa, dove gli studenti possano fare viva esperienza di cosa è stata la strage nazista di sei milioni di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. La signora Wodzilawski accoglie le scolaresche in casa, parla loro della sua città natale, Czestochowa e conduce in ragazzi in un percorso fatto di cimeli e racconti. Cartoline e lettere scritte dai detenuti dei campi di concentramento, le loro vesti, la ciotola in cui veniva ‘servito’ il cibo a Treblinka, gli strumenti di controllo delle SS.
Una casa di quattro piani sita nella città di Ariel, proprio in quei territori che gli israeliani ‘di ritorno’ hanno occupato – sottraendo terra e risorse primarie e lasciando i palestinesi in condizioni miserabili, dopo la fine della guerra.

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ultimo aggiornamento: 27-01-2014