Non ci si stacca dalla terra correndo o saltando; occorrono le ali; le modificazioni non bastano: la trasformazione deve essere integrale.
-Free Dimension, 1960 Piero Manzoni-

Non c’è nulla da dire, c’era solo da essere per Piero Manzoni, un artista che contro l’individualismo, ha allontanato ogni finzione dall’arte. Tutti ricorderanno l’opera “Merde d’artista” una scatoletta di metallo di 5×6,5cm che tanto ci faceva sconvolgere sui libri libri di Storia dell’Arte. Il 26 Marzo il programma della ” Primavera di Milano” continuerà a dare i suoi frutti e fino al 2 Giugno porterà a Palazzo Reale, un’altra importante monografica: Piero Manzoni. 1933-1963, grazie alla collaborazione con la Fondazione Piero Manzoni. Milano sarà un’ottima scenografia, perchè in questa città l’artista, nato a Soncino nel ’33, ha rappresentanto al meglio l’ambiente culturale delle neoavanguardie anni ’60.

Trent’anni sono pochi, ma a Piero Manzoni sono bastati per lasciare il segno. Dal ’56 in poi la sua ricerca cambia direzione e procederà con sicurezza, seguendo chiari riferimenti artistici e culturali sotto la guida morale di Klein, Lucio Fontana ed Enrico Baj. Già nei dipinti del 1956 Manzoni portava avanti temi come la coppia, l’identità, e il gruppo sociale; ma il salto lo farà per un’arte che non fosse più “equivocabile”, che si avvalesse cioè di parametri universali. E lo farà con gli Achrome, in cui l’assenza di cromatismo rimanda all’idea dell’infinito monocromatico, e successivamente con le famose linee. Nascerà la serie delle “Linee“, come Linea mt 10,42 del 1959: un cilindro nero con fogli di carta, in cui è stata tracciata meccanicamente una linea retta di diverse misure. L’opera è universale perchè trae spunto dal metodo lineare di misurazione cronologica dell’uomo.

La linea si sviluppa solo in lunghezza, corre all’inifinito.
L’ unica dimensione è il tempo.

Si avvalse invece di metodi futuristi che mettessero in scena l’azione per happening in galleria come Divorare l’arte, del 1960: espose delle uova, simbolo di nascita (e quindi creatività) che i visitatori potevano mangiare. Risultato? Che il “divoratore”-visitatore, mangiando l’arte, usciva dalla passività di chi va in galleria.Un atto estremo fu quello del 1961 quando l’artista vide nella persona un’opera d’arte. Ciò che fece fu “semplicemente” firmare corpi di persone con tanto di ricevuta e bollini riconoscitivi. Anche Uberto Eco e Fontana non furono immuni dalla firma.

Le Merde d’Artista appartengono alla fase, paradossalmente, più mistica. Piero Manzoni ha voluto dimostrare come la quotidianità, anche sotto forma di rifiuto organico, potesse trasformarsi in oro, nel simbolo di una venerazione. Del resto nelle culture indigene già avveniva la consacrazione dello sterco in sostanza curativa e vitale.

La mostra rappresenterà una ricca retrospettiva dei suoi trent’anni di arte, carriera conclusasi con la morte per infarto nel suo studio a Milano.

Orari:

lunedì 14.30-19.30 d
a martedì a domenica 9.30-19.30
giovedì e sabato 9.30-22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

Biglietti:

11 Euro (TBC)

Foto| Fondazione Piero Manzoni

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ultimo aggiornamento: 09-03-2014