La mostra è stata inaugurata già da qualche mese, ma rimarrà aperta fino al 7 Settembre 2014, chiusura ancora lontana che darà il benvenuto alla primavera artistica di Firenze di Piazza della Signoria. La femminilità, oggi come negli anni Sessanta, rimane un concetto importante per sbrogliare la matassa sociale da tante problematiche. Nella mostra Femminilità Radicale, per prima volta in Italia sono in mostra tre artiste Alina Szapocznikow, Lee Lozano e Evelyn Axell coetanee ma lontane per provenienza geografica e accomunate dall’aver portato l’arte all’essenza della femminilità che negli anni ’60 si chiamava “femminismo”.

Quanto siano radicali oggi le loro idee sulla femminilità è difficile dirlo, abituati a dover fare i conti con la cultura visiva che ha manipolato a piacimento il corpo della donna, a volte in contrasto con il modello proposto negli anni ’70 da molte artiste, in prima linea contro ogni forma di potere. Nelle opere d’arte di Alina, Lee e Evelyn la femminilità non ha nulla di ideologico e assoluto, ma va ad intrecciarsi con episodi biografici, con le mode artistiche del tempo, con una società che stava diventando globalizzata, dimostrando una capacità di analisi attenta e indipendente, ribelli com’erano ai limiti sociali.

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Alina Szapocznikow (1926), era un’ebrea polacca: la sua vita prima segnata dai campi di concentramento, poi da una lunga malattia che l’ha portata alla morte è scritta nelle sue sculture, parti di corpo frammentato, emanazione del dolore, ma anche verità da tutelare nella propria organicità in evoluzione. Le sculture sono realizzare con materiali moderni per l’epoca come poliestere e poliuretano, arricchite dal ’63 in poi, quando le fu diagnosticata la malattia,da resine, garze, giornali e fotografie sgualcite. Belga invece la pittrice Evelyn Axel che, ispirata da Matisse, migliora la propria tecnica ad olio per continue sperimentazioni “radicali”. La sua pittura sembra prendere vita dalla Danza di Matisse, dove colori e elementi pop e psicadelici vanno a delineare con essenzialità le sagome dei corpi femminili che diventeranno sempre più erotici alla fine degli anni ’60. Poco accettata dalle gallerie decise di chiamarsi semplicemente Axell per esprimere ancora più liberamente l’energia vitalistica di donne il cui desiderio è fondamento della propria natura. Anche per Axell le tecniche pittoriche vanno dall’uso del plexiglas alla vernice per le auto, fino al clartez materiale che ha dato alle sue opere caratteristiche opaline ed evanescenti.

mostra-firenze-lee-lozano-femminilità-radicale-museo-gucci.0ijpgL’ americana Lee Lozano dedica la sua ricerca ad uno stile concettuale: inizialmente le sue opere ispirata da Oldenburg ePhilipp Guston, rivelano l’attenzione per i dettagli nella concezione del corpo distorto dove rimangono visibili i segni di violenza. Nella prima fase sono chiari i riferimenti agli organi maschili sotto le sembianze di utensili da lavoro; nell’ultima fase invece utilizza la scienza per studi sulla percezione e rifrazione della luce. Nella serie Onda, infatti, il minimalismo per lei è ciò che di più radicale possa esserci, sintomo di un mondo dell’arte da rinnegare. La sua idea di femminilità è quella che si scaglia contro il potere compresa quella delle donne decidendo nell’opera del ’71 di boicottarle, ma anche il potere delle gallerie, chiuse nella loro forma di capitalismo e degli artisti nel loro ego senza capacità di condivisione.

Tre artiste radicali negli anni ’60, come ai nostri giorni.

Le informazioni:

“Femminilità Radicale”, Museo Gucci
piazza della Signoria, 10
Firenze

Orari:
per info: +39 055 75923302
Biglietto: € 6

Foto| Evelyn Axell, Museo Gucci, Hauser & Wirth

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ultimo aggiornamento: 07-04-2014