Degas copiava. La sua pratica corrispondeva a quella usata da molti artisti per confrontarsi con i grandi del passato, per catturarne il segreto e poi elaborarlo in uno stile personale. Edgar Degas non ne faceva un mistero e fu durante il viaggio in Italia del 1858 (da cui tornò nel 1859 solo per i ripetuti richiami del padre), che potè portare a compimento le sue ricerche sulla linea, sullo scorcio azzardato e il colore in una convivenza armonica con opere d’arte di diversi secoli. A Roma, Firenze, Padova, Assisi, Perugia, Genova vide le opere di Giulio Romano, Sebastiano del Piombo, Bellini, Bronzino, Giotto, Giorgione ma anche Ingres e dei fiamminghi e se ne innamorò. Ma fu al ritorno in Francia che mise in pratica le esperienze visuali apprese in Italia non dimenticando uno degli artisti quattrocenteschi più rivoluzionari dell’arte: Mantegna. Così Degas dipinse nel 1861 la Crocifissione del 1457 di Mantegna che si presume avesse visto nelle sale del Museo del Louvre di Parigi (Museo Napoleone), dove fu portata dal “sacco” artistico del 1797, il più famoso della storia.

L’iconografia della Passione e della crocifissione permise a Degas di sperimentare il suo impressionismo in chiave religiosa, come in molte altre opere “citazioniste”, copie degli artisti del passato. Il risultato fu una versione in cui la pietrosa durezza dello stile del Mantegna cede il posto ad un fascino sensuale e liquefatto, dove il colore elimina dettagli e concretezza a cose e persone per lasciarvi solo l’energia, seppur tragica della morte, del dolore.

Interessato poco al dettaglio folcloristico, che riporta in vita antichi usi e costumi, Degas non vede altro che colore per fondere lo spazio con i soggetti. E tramite la luce, il colore e una rigorosa impostazione dei gruppi pittorici, Degas dimostrò ai giovani colleghi del genere storico quanto fosse ugualmente efficace eliminare i dettagli, senza perciò cadere nel naturalismo. I gruppi della Vergine addolorata e delle pie donne, i soldati e persino la “comparsa” del soldato che Mantegna inserisce a metà, tutti sono presenti nella Crocifissione impressionista, che è la visione più completa e a noi comprensibile del dramma universale, simbolo iconografico di speranza.

Foto| Frammentiarte, Wikipedia

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ultimo aggiornamento: 20-04-2014