In tutto il mondo oggi si festeggia la Giornata internazionale dell’amicizia: l’appuntamento, istituito nel 2011 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si fonda sull’idea che l’amicizia tra popoli, paesi, culture e individui sia in grado di stimolare iniziative di pace e costruire ponti tra le comunità.

Per questa occasione, noi di Artsblog vogliamo ricordare Felice Casorati (1883-1963) e Carlo Levi (1902-1975), due artisti uniti da profonda amicizia (proprio negli ultimi mesi del 2013 la Galleria Biasutti & Biasutti di Torino ha dedicato loro una mostra, curata da Francesco Poli).

Siamo nella Torino degli anni Venti: Carlo Levi, durante il suo periodo universitario, fu introdotto da Piero Gobetti nella scuola di Felice Casorati, aperta dal pittore nel 1921. Intorno a quella scuola gravitavano le avanguardie dell’epoca – da lì dalla emersero importanti artisti come Nella Marchesini, Daphne Maugham, Albino Galvano, Riccardo Chicco e Lalla Romano – e l’ambiente era diversissimo da quello delle Accademie.

La profonda amicizia tra i due si può evincere anche dalle opere pittoriche di Levi risalenti a quel periodo, come “Ritratto del padre” (1923) e “Arcadia”, presentato alla Biennale di Venezia nel 1924.

Negli anni successivi Casorati si avvicinò al recupero della tradizione figurativa portato avanti da Margerita Sarfatti e dal gruppo Novecento (pur rimanendo autonomo, partecipò ad alcune mostre del gruppo), mentre Levi, dopo numerosi soggiorni nella capitale francese, spinto proprio da Casorati per approfondire le sue conoscenze artistiche, rimase influenzato dalla Scuola di Parigi e tra il 1929 e il 1930 conobbe anche Amedeo Modigliani.

Nel 1928 Levi fece parte del movimento pittorico Sei di Torino (Gigi Chessa, Nicola Galante, Francesco Menzio, Enrico Paulucci, Jessie Boswell), più orientato verso l’impressionismo. Negli anni Trenta la distanza artistica e professionale tra Casorati e Levi aumentò, anche per le posizioni politiche di quest’ultimo, che si unì al movimento antifascista “Giustizia e Libertà” e fu mandato al confino, a Grassano: questa esperienza ispirerà il romanzo più famoso di Levi, “Cristo si è fermato a Eboli”.

Ma l’amicizia rimase, tanto che nel 1963, in occasione della morte di Casorati, Levi scrisse un suo ricordo sul quotidiano La Stampa.

Foto | Wikipedia

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ultimo aggiornamento: 30-07-2014