Presa d’assalto dai turisti ogni giorno, Piazza di Spagna si mostra al massimo del suo aspetto già dalla via dei Condotti conosciuta per le ricche boutique e il famoso Caffè Greco, meta di personaggi illustri, letterati e artisti dell’800. Sulla traiettoria liberata dal via vai internazionale è possibile avere un colpo d’occhio totale dell’anima vera della piazza progettata come una quinta teatrale e che confluisce in un unico punto di fuga immaginario. Nel ‘600 barocco, l’architettura era scenica come si mantiene tutt’ora nonostante i rifacimenti delle epoche successive.

La chiesa di Trinità dei Monti, la Barcaccia del Bernini e l’imponente scalinata catturano l’attenzione di quella che nel XVI era il centro culturale delle due potenze Francia e Spagna. Il nome della piazza infatti risale al XVII secolo per l’edificio dell’ambasciata spagnola presso la Santa Sede e piazza di Francia, poi per le proprietà francesi nella parte settentrionale, dove sorge la chiesa in cima alla scalinata.
Movimento è la parola d’ordine. La scalinata interrotta da piani dove sostare e con andamento curvilineo donano un aspetto leggero e vivace alla piazza. Non sorprende che a Roma complice di tanta vivacità fu il papato e precisamente quello di Innocenzo XIII che nel 1723 affida il compito a Francesco De Sanctis di rendere meno pronunciato il dislivello tra la piazza e Trinità dei Monti, progettata nel ‘500 da Carlo Maderno e Giacomo della porta.

Ai piedi della Scalinata la Fontana di Bernini del 1598. Se osserverete la fontana potrete leggervi la sua storia: la forma di una barca, che le è valso il soprannome la “barcaccia” ricorda la ragione stessa della sua costruzione: l’alluvione del 24 dicembre di quell’anno del fiume Tevere, la più grande mai registrata. Bernini usa l’acqua come elemento simbolico e funzionale in quanto sfruttò quella proveniente da via dei Condotti (dove passavano i condotti dell’Acqua Vergine), mentre la barca che affonda la costruì seminterrata per risolvere il problema della scarsa pressione dell’acqua. Anche la fontana fu un papa a volerla. Per capirlo basta vedere le sculture che l’adornano: le api e il sole, i simboli dei Barberini. La fontana infatti fu voluta dal papa Urbano VIII promotore delle più importanti opere barocche romane ordinando la distruzione di altre opere antiche.

“Ciò che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini”, ma non tutto il male viene per nuocere.

Foto| Turismo Roma

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ultimo aggiornamento: 21-11-2014