Ad Ancona c’è da spostare una statua: a distanza di quasi due anni dalla sua collocazione nei pressi della galleria San Martino, la scultura “Violata”, realizzata dall’artista Floriano Ippoliti contro la violenza sulle donne (per lo meno, nelle intenzioni), non smette di far discutere.

Risale a qualche giorno fa una lettera, pubblicata sulla pagina Facebook “C’è da spostare una statua”, scritta da Francesca Baleani. La missiva, indirizzata alla sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, alla Presidente Commissione Pari Opportunità della Regione Marche Adriana Celestini, all’assessore alla Cultura del Comune di Ancona Paolo Marasca e all’assessora ai Servizi Sociali del Comune di Ancona Emma Capogrossi, per l’ennesima volta pone l’accento su tutti gli appelli rimasti inascoltati, sulle raccolte firme, sulle azioni di protesta che vengono messe in atto da un anno a questa parte per chiedere la rimozione dell’opera, ritenuta offensiva da moltissimi cittadini e da tante associazioni che si occupano di violenza contro le donne quotidianamente.

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Ve ne riportiamo uno stralcio:

“[…] mi trovo purtroppo a dover ancora manifestare il mio più profondo dissenso per la scelta di questa opera come omaggio ‘in onore di tutte le donne vittime di violenza’. E questo, incredibilmente, malgrado una mobilitazione che ha coinvolto in tutta Italia un numero enorme di associazioni e centri antiviolenza, organismi e rappresentanti di parità e pari opportunità, centri studi di genere universitari, intellettuali e cittadini – tra cui molte donne vittime di abusi e familiari di donne uccise. Da donna abusata, consapevole purtroppo in prima persona delle enormi problematiche interiori e sociali che questa dolorosa condizione comporta, voglio esprimerLe ancora il fortissimo disagio che provo nel vedere rappresentato un tale dramma in una maniera così superficiale, fuorviante e inopportuna”

Contro la statua si era persino scherato un anno fa il celebre fotografo Oliviero Toscani, che al Messaggero aveva detto:

“In questa statua è tutto sbagliato, a livello estetico e di concetto, due aspetti comunque inseparabili. Una vera deviazione culturale. Non si parli di artista per l’autore della scultura. Come si fa a rappresentare una donna vittima della violenza con la borsa in mano e le vesti stracciate? Così quella statua poteva essere fatta da un poliziotto, non da uno scultore”

La scultura in bronzo infatti raffigura – in maniera discutibile bisogna ammetterlo – una donna vittima di violenza, coperta a malapena da un drappo, con il seno e le natiche ben visibili e quasi esibite, con tanto di borsetta in mano.

Quanto di più lontano dalla, lodevole, intenzione iniziale.

Foto | Pagina Facebook “C’è da spostare una statua”

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ultimo aggiornamento: 25-11-2014