Dal 4 marzo al 21 giugno alle Scuderie del Quirinale di Roma si inaugurerà la mostra su Matisse dal titolo Matisse. Arabesque. Un titolo esotico che ci introduce ai suoi capolavori dove si riflette l’accecante luce mediterranea della Francia e i profumi misteriosi dell’Oriente. Grazie ai prestiti dei musei europei ed americani, ma soprattutto del Museo Pushkin di Mosca e dell’Ermitage di San Pietroburgo, sarà possibile vedere una retrospettiva completa dell’artista francese ricostruendo attraverso la contestualizzazione di oggetti e suppellettili provenienti dall’Oriente l’atmosfera dei suoi dipinti.

Matisse fu molto affascinato dall’arabesco dell’arte islamica. Lui che come artista fauves aveva confidato nel colore, con la scoperta dell’Arabesco (in occasione dell’esposizione di arte islamica a Monaco nel 1910) trovò il modo per sintetizzare le forme, senza sacrificare la bellezza. Le sue ricerche sul colore furono arricchite da questa idea decorativa tutta orientale, nata dalla scrittura e che Matisse mise a punto con due lunghe permanenze in Marocco nel 1912 e 1913. Al ritorno le odalische reali appena viste mediate da quelle dei dipinti di Delacroix, furono i soggetti prediletti in opere come Odalisca con pantaloni rossi (1921 e 1924-25), Odalisca con magnolia (1924), Odalische che giocano a scacchi (1928). Corpi sempre più bidimensionali, un tutt’uno con lo sfondo organizzati nello spazio come i simboli di arazzi nordafricani.

L’arabesco per Matisse significò gusto decorativo, organizzazione razionale dei piani in uno slancio della pittura fino al limite dell’astrazione. Ragazza con copricapo persiano (1915-16), Zorah sulla terrazza (1912; Mosca); Marocchino in verde (1912) (opere presenti in mostra), Fruttiera ed Edera in fiore (1941) sono il percorso di Matisse verso il sogno di un arte equilibrata, pura, traquilla (H.M)

Foto| Scuderiequirinale

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ultimo aggiornamento: 14-01-2015