Tutt’altro che un buffone o un depresso, Henri Rousseau è un grande artista: uno dei padri dell’arte moderna. (M.Gauthier)

Immaginate di vivere gli anni delle avanguardie di fine ‘800, in cui la critica cerca di stare al passo con i tempi di un’arte sempre più mutevole e sperimentale. Braque, Picasso, Gauguin, Delaunay, Kandinsky, Redon mettono a dura prova il sistema dell’arte, ma Henri Rousseau lo sfida totalmente. E lo fa nel modo più ingenuo possibile con quella caparbietà di chi ha un desiderio.
La mostra che si inaugurerà il 6 marzo a Palazzo Ducale di Venezia, nell’Appartamenteo del Doge, Henri Rousseau. Il Candore arcaico propone 40 capolavori dell’artista, provenienti dal Museè d’Orsay di Parigi e 60 opere a confronto. Sarà un’occasione per fare luce sull’importanza che l’artista ha avuto nell’ambiente artistico, diventando egli stesso d’ ispirazione per lo sviluppo dell’arte, soprattutto del surrealismo. La mostra su Henri Rousseau a Venezia sarà visitabile fino al 5 luglio.

Henri Rousseau, Il doganiere

Ma chi era Rousseau? E come mai i critici lo disprezzavano, mentre dopo vi scoprirono il germe di un’arte senza precedenti?
Rousseau era un piccolo borghese, un impiegato alla dogana che tra la noia del suo lavoro sognava di dipingere. Il doganiere è il soprannome che si portò dietro, anche quando lasciò il lavoro per dedicarsi alla pittura. Nato a Laval nella Loira nel 1844 Rousseau canalizzò ogni esperienza nell’arte: è probabile ad esempio che le sue opere dal sapore esotico con la vegetazione fantasiosa, i luoghi incantati e senza tempo, abitati da personaggi mitici, siano frutto delle fantasticherie sui racconti dei soldati messicani conosciuti durante il periodo della leva militare. Il suo stile, giudicato “inferiore”, così poco attento alla correttezza del disegno, piatto, ma solido, non mutò nemmeno quando nel 1884 riuscì ad avere un permesso per copiare le opere del Louvre.

La forza della sua arte stava proprio nell’imperfezione, che diventava bellezza nella composizione e con il sapiente uso dei colori, lavorati in modo da ottenere infinite sfumature; delle sue qualità se ne accorse Signac, che lo invita al Salon des Indépendants del 1886, senza tuttavia avere molto successo. Solo più tardi nel 1901, dopo difficoltà economiche e pochi elogi, ebbe la possibilità di esporre vicino al Salon d’Automne con Paul Cézanne e Georges Braque, sintomo di opinioni che stavano cambiando.

Nel dipinto del 1894 La Guerra Rousseau ricorda gli eventi della guerra franco-prussiana, senza dispensare dettagli di un dramma. La Guernica di Picasso doveva ancora sconvolgere il mondo e Rousseau in uno stile primitivo mette in scena con la stessa potenza espressiva un dramma. Il personaggio che cavalca al centro del dipinto, personificazione della Morte o della Guerra, su di un cavallo nero racchiude tutta la brutalità nella sua postura goffa e nell’aspetto simile ad una maschera tribale. La critica notò subito la scorrettezza della sua posizione, senza apprezzarne invece lo studio di tutta la composizione, l’uso dei colori simbolici declinato da un’indipendenza di stile senza precedenti.

Di fronte alla natura Rousseau è come un bambino: per lui, costituisce ogni giorno un avvenimento nuovo del quale ignora le leggi; ai suoi occhi, dietro i fenomeni esiste qualcosa d’invisibile che è, per così dire, l’essenziale. La natura ha conservato tutti i suoi veli, per lui; il suo sentimento religioso e la fantasia ne sono sollecitati: da qui, la nota mistica dei suoi dipinti. (W. uhde, 1911)

A woman looks at a painting by French ar

Le atmosfere magiche che presero piede dall’osservazione dei dipinti dell’olandese Frans Post furono una costante nella sua arte: dipinti come Tigre in un temporale tropicale, Il Sogno, Jungla Equatoriale, Cascata e Zingara addormentata, mostrano un modo onirico da Realismo Magico che ispirerà in particolare i surrealisti. Rousseau ha reso ciò che si conosce misterioso e pericoloso, portando lo stato dell’arte ad un candore insolito. Ha dipinto un mondo a volte dolce a volte brutale, basato sui principi essenziali dell’esistenza dove la mondanità e la raffinatezza erano concetti ancora da inventare.

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Foto| palazzoducale.visitmuve

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ultimo aggiornamento: 31-01-2015