Medardo Rosso è le sue stesse sculture. Concentrata nella materia, non la descrizione della realtà, ma quel senso inafferrabile dell’esistenza. Lo scultore torinese, che a Milano ha vissuto e lavorato concede a noi osservatori una via d’uscita: la luce, che schiarisce, rivela e poi scioglie. La mostra fino al 31 maggio 2015 Medardo Rosso, la luce e la materia, alla Gam di Milano, è nata per dare valore ad uno degli artisti presenti in collezione e per riportare in città sculture e fotografie inedite grazie ai prestiti dei musei italiani e stranieri. Teneramente “scapigliate” le opere di Medardo Rosso ci possono sembrare deformate, liquefatte, pronte a scomparire, le scopriremo invece semplicemente illuminate: sono le intuizioni delle nostre impressioni sul mondo. Per la critica del tempo uno scultore “approssimativo” (clamorosa l’opera Balzac del 1898) ma seppe conquistarsi tra le critiche un posto d’onore tra i geni della scultura di tutti i tempi. Non servirà girare intorno alle sue sculture: Medardo Rosso cercava un’unica visuale, per offrire a tutti la sensazione dell’atmosfera.

Il percorso della mostra alla Gam prende il via dalle opere dagli esordi, fino agli ultimi anni del 1928, tutte lontane da qualsiasi celebrazione ed intellettualismo. Più vicini agli “scugnizzi” partenopei di Vincenzo Gemito le sculture in bronzo del suo primo periodo come Il Birichino (1882), ritratto del suo giovane collaboratore, la Ruffiana (1883) e il Sagrestano (1883) sono ancora opere veriste in cui i soggetti ci rimandano alla realtà dei quartieri, delle botteghe artigiane e dei contadini.

Nella seconda sezione vediamo come in Medardo Rosso la sperimentazione sulla materia con il passare del tempo fu più evidente. Il dato psicologico era espresso dal materiale stesso: la cera, materiale facilmente modellabile capace per la sua stessa trasparenza di catturare la luce. Procede per sottrazioni: meno dettagli più espressività come nell’opera Bambina Ridente (1889), in cui è evidente la vicinanza alle sculture di Degas.

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Ma è nella terza sezione dove è esposta Madame X e l’Enfant Malade (1895), che vediamo gli esiti della ricerca di Medardo Rosso. Madame X la è una donna senza identità: affusolata e persa nello spazio, corrosa morbidamente da troppa luce; i suoi lineamenti si sono sciolti, o si sono persi nella nostra memoria. Lo spazio di Medardo è diverso da quello di Alberto Giacometti (in mostra alla Gam fino all’1 febbraio), che corrode e graffia come l’esistenza.

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Nell’ultima sala l’Ecce Puer (1906) in cera e Madame Noblet (1926) in gesso si allontanano da qualsiasi naturalismo. Scolpite prima di morire, nelle opere la materia è lavorata con così tanta energia, che rende irriconoscibili i soggetti. Medardo Rosso scolpisce con loro anche lo spazio, per farci sentire la vitalità di quel momento in cui ciò che vediamo è ciò che sentiamo.

Interessante nella mostra è la presenza della produzione fotografica dell’artista, di cui conosceva segreti e tecniche e che usava come spunto per una “post-produzione” scultorea, in cui non escludere l’intervento del caso e dell’errore.

Informazioni per visitare la mostra: Medardo Rosso. La luce e la Materia

GAM Galleria d’Arte Moderna, Milano
18 febbraio – 31 maggio 2015

Orari:
lun 14.30_19.30
mar, mer, ven, sab, dom 9.30_19.30
gio 9.30_22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

Biglietti:
€ 12,00 intero (audioguida inclusa)
€ 10,00 ridotto (audioguida inclusa)
Medardo Rosso Gam di Milano

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Foto| © Foto Getty Images – Tutti i diritti riservati e FlickrMedardo Rosso  Gam di Milano

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ultimo aggiornamento: 24-02-2015