Si è spento all’età di 83 anni il grande designer del modernismo Massimo Vignelli, dopo una lunga malattia che da tempo lo aveva costretto in casa. A darne la notizia è stato l’amico e collega Michael Beirut, che ha pubblicato il suo personale ricordo sulla rivista online Design Observer. Vignelli viveva da anni negli Stati Uniti con la moglie Lella, sua inseparabile compagna di vita e di lavoro e negli ultimi tempi, quando il corpo era già fiaccato ma la mente era ancora lucida, la sua casa nell’Upper East Side Newyorkese, era diventata il suo rifugio.

Il figlio della coppia, in un’intervista dello scorso 9 maggio su Creative Review, aveva chiesto ai fan del lavoro del padre di scrivergli per dimostrare affetto, stima e apprezzamento, un semplice modo per condividere emozioni e dare un po’ di sollievo dalle limitazioni della malattia.

Solo pochi anni fa Blogosfere aveva avuto il piacere e l’onore di incontrare Massimo Vignelli nel primo appuntamento delle conferenze meneghine Inspirational Design Happenings di Bombay Shappire (su il video dei colleghi di Style and Fashion). Per l’occasione il grande designer era tornato nella sua Milano e aveva tenuto una lesson dal titolo “Design is One”, un racconto dei 50 anni di lavoro nel campo dell’architettura e del design.

L’affascinante tempra di Vignelli, per nulla scalfita dalla già matura età (era il 28 maggio del 2009, esattamente cinque anni fa) non era stata seconda alle sue idee chiare, sviscerate in modo ironico e affabile. Chi oserebbe infatti contraddire l’idea che il design italiano si è inevitabilmente annacquato e contaminato? Sarà conseguenza di un processo fisiologico o della meno naturale globalizzazione, ma l’exploit di Vignelli ad oggi ha più forte che mai il sapore della verità. In qualunque modo si voglia interpretare.

Alle giovani promesse dell’architettura italiana, agli appassionati del campo, a chi si lascia ispirare dalle parole di chi ha avuto la giusta poliedricità per curare il design dei più noti brand così come la mappa della metropolitana di New York o la segnaletica della stazione Termini di Roma, il maestro ha lasciato un piccolo quote che ci è sempre piaciuto molto:

Il concetto è che se uno sa disegnare una cosa sa disegnare tutto

Magari è un insegnamento e una chiave di volta per tornare a sperimentare di più.

Fra le opere più famose di Vignelli Associates ricordiamo certamente la sua serie di loghi, come il marchio Ford, Ducati e Lancia per il campo dei motori, ma anche Cinzano, le A intrecciate di American Airlines, United Colors of Benetton più Bloomingdale’s e Saks Fifht Avenue, due fra i più importanti negozi di abbigliamento newyorkesi. La firma del modernista è anche nel logo di Knoll International, del Cosmit e del Museum of Fine Arts di Huston. In gallery alcuni esempi dell’estro del grande e compianto maestro.

Massimo Vignelli Logos

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Via | Yahoo
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ultimo aggiornamento: 28-05-2014