Esce il 21 gennaio, il nuovo film di Danny Boyle che racconta il personaggio di Steve Jobs. Non era un compito facile, non a caso ci hanno già provato in tanti, senza grandi risultati.

La sua morte risale solamente al 5 ottobre del 2011, e da allora di Steve Jobs se ne è parlato in tutte le salse, da film a libri, e proprio da uno di questi nasce la sceneggiatura di Aaron Sorkin. Il materiale originario che ha dato vita ad uno script davvero geniale, infatti, è la biografia “Steve Jobs” scritta da Walter Isaacson, un pezzo di giornalismo, in una forma più lunga, scritto da un giornalista di prim’ordine.

Da questa base, dunque nasce un film che racconta Steve Jobs in un modo a dir poco singolare, originale e ben studiato. “Steve Jobs”, infatti, si svolge nei backstage pochi minuti prima dei lanci dei tre prodotti più rappresentativi nell’arco della carriera di Jobs, partendo con il Macintosh nel 1984 e finendo con la presentazione dell’iMac nel 1998. Ci portano dietro le quinte della rivoluzione digitale, per tratteggiare il ritratto più intimo dell’uomo che ne è stato il suo epicentro. Un uomo che molto probabilmente sarà ricordato per la sua genialità, per le sue grandi doti di venditore e di innovatore, ma anche per il suo, davvero pessimo, carattere.

Magistralmente interpretato da Michael Fassbender, Steve Jobs, è accompagnato nel film da persone ricorrenti, prima fra tutte Joanna Hoffman, l’ex direttrice marketing della Macintosh, rappresentata in modo sublime da una bravissima Kate Winslet. Con lei anche altre figure fondamentali della vita di Jobs: Steve Wozniak, co-fondatore della Apple, interpretato da Seth Rogen, Jeff Daniels veste i panni dell’ex CEO della Apple, John Sculley, Katherine Waterston nel ruolo di Chrisann Brennan, l’ex fidanzata di Jobs, e Michael Stuhlbarg nei panni di Andy Hertzfeld, uno dei membri della squadra di sviluppo della Apple Macintosh originaria.

Ma in una sceneggiatura così particolare, ciò che aiuta veramente lo spettatore e lo colloca in un’epoca precisa, sono sicuramente gli abiti, si cui si è occupata la costumista Suttirat Larlarb.

Più che in ogni altro atto, il periodo si annuncia chiaramente nel 1984,l’Atto Primo. Invece di indicare semplicemente che ci si trova negli anni ’80, per la scelta dei costumi è stato più importante capire cosa significasse questo lancio per i partecipanti, in particolare per Steve. Guardava a John Sculley come modello, e sembra che abbia seguito una lista molto lunga e dettagliata di come ci si deve vestire a un meeting con gli azionisti. Questo è quello che lui pensa si debba indossare per presentarsi al mondo: un completo doppio-petto con le spalle molto ampie.

Nell’Atto Secondo si è lavorato per rendere visibili i reali cambiamenti che erano avvenuti in Steve, e come i suoi rapporti con il suo team si erano sviluppati. Nel 1984, i membri del team dormivano vestiti per far partire questo prodotto. Quindi nessuno – a parte Joanna che ha molto gusto per la moda, e pochi altri soggetti chiave per il marketing – si era vestito bene per il Flint. Nel 1988, invece, Steve ha emesso un editto che diceva che tutti dovevano vestirsi eleganti. E’ più teatrale, più da presentazione, più netto di quello che abbiamo visto nell’84. Guardando le fotografie di Steve a entrambi i lanci, c’è una differenza nelle giacche che indossa – c’è uno spostamento verso quello che sembra essere il suo gusto, che va poco oltre il periodo che sta per finire e verso il nuovo taglio di abiti che sta per andare di moda.

Un decennio più tardi, nell’Atto Terzo, vediamo uno Steve più rilassato. Non tenta più di imprimere sul pubblico il suo ruolo da imperatore del design tecnologico. Questo ormai è noto. Il suo ritorno alla Apple è un motivo per celebrare. Il mondo attende con ansia la sua nuova visione. Nel primo atto tentava di emulare Sculley: il secondo atto lo vede cercare di prendere le distanze e creare il suo marchio; ora nel terzo atto, è arrivato al livello di Sculley.
A differenza della maggior parte dei film, dove si vede un personaggio cambiarsi forse 37 costumi, “Steve Jobs” presenta questi personaggi in uno spazio di 40 minuti per tre volte, con ogni blocco separato dal precedente da anni. Quindi gli sviluppi degli anni che intercorrono tra un momento e l’altro, e gli effetti di questi sviluppi, sono visibili, attraverso le scelte prese sull’aspetto dei personaggi e su come si presentano.

[blogo-gallery id=”957422″ layout=”photostory”]

Riproduzione riservata © 2024 - PB

ultimo aggiornamento: 06-01-2016