La tradizione delle Danze macabre (chiamata Danse macabre in Francia, Totentanz in Germania e Danza de la muerte in Spagna) risale al tardo medioevo: si tratta di un’allegoria sull’universalità della morte, che unisce tutti indipendentemente dal proprio ceto sociale di appartenenza.

Un ‘memento mori’ insomma, per ricordare che bisognerà lasciare questa vita terrena un giorno: c’è da dire che il Quattro-Cinquecento non era un periodo sereno, tra carestie, pestilenze e soprattutto la Guerra dei cent’anni in Francia, per cui è più che comprensibile il sentimento della popolazione dell’epoca, che in questo modo tentava sia di fare penitenza che di vivere appieno fino all’ultimo.

Il soggetto di queste opere – affreschi, incisioni, bassorilievi – è la Morte personificata, con il suo corteo di scheletri, che accompagnano alla tomba Papi, prelati, imperatori, re, bambini e adulti, ricchi e poveri.

La prima Danza macabra, realizzata al Cimetière des Saints-Innocents a Parigi e oggi perduta, risale al 1424–25. Queste allegorie sono comunque sparse in tutta Europa: celebri sono quella di Bernt Notke conservata presso la Chiesa di San Nicolò a Tallinn, quella di Giacomo Borlone de Buschis sull’esterno dell’Oratorio dei Disciplini a Clusone (1485), quella di Giovanni di Castua nella Chiesa della Santissima Trinità a Hrastovlje in Istria (1490) e le xilografie di Hans Holbein il Giovane (1497-1543).

Questa nell’immagine invece è la Danza macabra realizzata da Simone II Baschenis all’esterno della chiesa di San Vigilio a Pinzolo, in provincia di Trento (datata 25 ottobre 1539). L’opera fu probabilmente commissionata all’artista, che realizzò anche la decorazione dell’abside, dalla Confraternita dei Disciplini di Pinzolo.

Foto | Wikipedia utente Laurom

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ultimo aggiornamento: 29-10-2014