Banksy a New York. Più che una residenza artistica per le strade della Grande Mela, quella messa in scena dallo street artist di Bristol è stata la trasposizione di un’enorme sceneggiatura che ha innescato meccaniche e relazioni a diversi livelli della società. I barboni assunti per una giornata come venditori ambulanti; i galleristi pronti a pagare squadre di robusti ragazzacci di quartiere per sventrare muri e intonaci dove era passato il nuovo Re Mida; Bloomberg, il sindaco uscente, collezionista ed “esperto” d’arte contemporanea, che coglie l’occasione per gettare discredito sul fenomeno della street art.
Anche se l’artista dal volto coperto è tornato nella madrepatria, non è passato l’hype in città per il fenomeno dell’urban painting.

Proprio in questi giorni poi, 5Pointz – la mecca dei writer newyorchesi, viene imbiancata (art killing!) ed i suoi edifici tornano nell’anonimato cittadino.
C’è chi non conosceva Banksy ed allora vuole rifarsi con un rapido tour – come il neo eletto sindaco Bill De Blasio e chi mette in vendita i primi pezzi di Banksy asportati dai muri in maniera illegale.
Il primo sarà il baloon a forma di cuore cosparso di cerotti realizzato sulla parete esterna di un magazzino a Brooklyn. Sarà venduto il mese prossimo, dal 3 all’8 dicembre, alla fiera d’arte di Miami. La storia del pezzo è stata abbastanza complessa. Pochi giorni dopo che Banksy l’aveva realizzato, un giovane writer (Omar NYC aka Swatch) in cerca di visibilità gratuita vi ha taggato accanto. Poi il pezzo è scomparso, qualcuno (i proprietari dell’edificio?) lo ha portato via in un unico blocco il cui peso stimato è intorno ai 680 chili. Sorte simile è toccata ad un altro pezzo di Banksy, una figura erculea circondata da cavalli e realizzata in parte su muro in parte sulla carrozzeria di una macchina. Le porte dell’autovettura sono state asportate e saranno in vendita alla Miami Art Fair con stime di prevendita che toccano centinaia di migliaia di dollari. Anche se lo stesso artista condanna chiunque si appropri indebitamente di questi pezzi di arte pubblica, di fatto chi lo fa agisce il più delle volte nel rispetto della legge.
A incentivare la Banksymania ci sono poi personaggi furbi e privi di scrupoli, come il gallerista Stephan Keszler, che in passato si era già fatto ricco vendendo pezzi di Banksy non autorizzati. A questo giro Keszler avrebbe comprato i pezzi direttamente dai proprietari dell’immobile e dell’auto. Il gallerista quindi si difende: “comprando queste opere d’arte posso proteggerle da eventuali danni“. Tutto ciò naturalmente è lontano anni luce dall’etica della strada, per cui ogni lavoro effimero è soggetto all’incedere del tempo e del degrado, ma deve rimanere “alla stessa altezza” della strada, delle persone.

Banksy a New York – i pezzi asportati

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ultimo aggiornamento: 22-11-2013