L’episodio della rottura del bassorilievo in gesso del Canova, raffigurante “L’uccisione di Priamo”, verificatosi l’estate scorsa nel contesto di una mostra tenutasi ad Assisi, potrebbe rappresentare un caso sul quale strutturare un nuovo impianto normativo.

L’estate scorsa, nei primi giorni caldi e afosi di un solitario agosto in città, una notizia passò pressochè inosservata ai grandi giornali, e persino al sito ufficiale dei beni culturali italiani: un bassorilievo in gesso originale del Canova, “L’uccisione di Priamo”, autentico capolavoro donato dagli eredi dello stesso artista all’Accademia di Perugia, finì al suolo in un tentativo di trasporto; e terminò irremediabilmente in frantumi.

Ne parlò a lungo invece il Corriere dell’Umbria, sottolineando il fatto che gli incidenti possono capitare, ma quando si parla di opere d’arte dal valore inestimabile per le venture generazioni, non devono assolutamente capitare. Il fatto che quest’opera d’arte del Canova, l’abbiamo perduta per sempre, o quasi. Il direttore dell’Accademia di Belle Arti, il professor Paolo Berardi, non ci ha fatto perdere tutte le speranze. Ha infatti subito aperto un laboratorio di restauro d’emergenza, un pronto soccorso per il capolavoro del Canova, anche se l’esperto specifica:

Nonostante la sostanziale irrecuperabilità nella sua piena integrità artistica, stiamo esplorando la possibilità di allestire negli spazi dell’Accademia un laboratorio dedicato al restauro della pala, periodicamente aperto al pubblico e continuamente visitabile in modo virtuale a mezzo web cam. E per far questo ci siamo già avvalsi della consulenza preventiva dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma, in sinergia con la Soprintendenza. Sarà certo un restauro “lacunoso”, perché le parti andate distrutte non si possono ricostruire, non avrebbe senso rifare quello che non c’è più. Prima di stracciarsi le vesti, però, sarà bene aspettare che l’opera venga ricomposta con tutti i frammenti recuperati dell’Umbria.

Qualcuno invece punta il dito, l’opera è finita in frantumi per una mostra, che come definisce lo stesso storico dell’arte Federico Mancini, in una viscerale intervista proprio al Corriere dell’Umbria; è nata nel segno di una costellazione strumentale e commerciale che è all’origine di una gravissima perdita per il nostro patrimonio che suscita sconcerto e indignazione. Si tratta di un’esposizione della fondazione dell’ex ministro Galan, la medesima che impiegò le opere d’arte del Canova come annuncio pubblicitario per una campagna promozionale di lingerie.

Il prestito del bassorilievo del Canova era stato autorizzato dal Ministero, e l’autorizzazione includeva tutte le indicazioni per un trasporto in tutta sicurezza, data l’insita fragilità del materiale, nonché la rilevanza delle dimensioni e del peso.

Ora, nel corso di un’assemblea degli enti di competenza risalente a pochi giorni fa, il capogruppo del Prc Luca Baldelli chiede di far luce sul tragico episodio della distruzione del bassorilievo del Canova durante lo spostamento dall’Accademia di Belle arti di Perugia ad Assisi, e su quali saranno le conseguenze per la perdita dell’opera d’arte. Riportiamo la domanda rivolta all’assessore provinciale alla cultura Donatella Porzi. Una questione realmente molto attuale, che apre le porte ad un nuovo dibattito sulla conservazione dei beni culturali, che dovrebbe interessare tutti:

Lo spostamento dell’opera da Perugia ad Assisi, a fini espositivi, con tutti i rischi impliciti nell’operazione, ha rappresentato per me l’ennesima leggerezza commessa in campo artistico da chi ritiene che le mostre itineranti siano possibili sempre, ovunque, a prescindere dalle opere artistiche interessate. Avendo a cuore il patrimonio di arte e cultura italiano e locale, considerando lo stesso come specchio della nostra identità di popolo , come tesoro da tutelare in ogni modo, mi sono sentito in dovere di rivolgere un’interrogazione all’Assessore Porzi per chiarire i contorni del fatto e sapere se la Provincia avesse concesso o meno il patrocinio alla mostra in questione. Dalla risposta dell’Assessore Porzi, completa ed esaustiva in ogni suo aspetto, sono emersi i particolari organizzativi dell’evento (con la regia dell’Accademia delle Belle Arti), la questione delle polizza assicurativa attivata prima (che dovrebbe rifondere 700.000 euro), la dinamica dell’incidente che ha portato alla rottura del gesso del grande artista italiano e altri aspetti importanti sui quali non mi dilungo.

Ed ecco la risposta dell’assessore Porzi:

E’ capitato che anche il nostro Ente abbia ricevuto o prestato pezzi del proprio patrimonio, favorendo così gli scambio culturali. Tuttavia quello che è accaduto con il bassorilievo del Canova può rappresentare un caso su cui riflettere e ipotizzare nuove disposizioni normative. Peccato che a farne le spese sia stato un bene della nostra Accademia che senz’altro i 700.000 euro della polizza assicurativa non potranno restituirci. Certi capolavori non sono riproducibili, nemmeno con la migliore delle volontà, pertanto è del tutto fuori luogo incentivare forme di “consumismo artistico“ a scapito della qualità degli eventi e della corretta preservazione dei capolavori.

Fonte | Vivere Assisi, Giornale dell’Umbria, Corriere dell’Umbria

Riproduzione riservata © 2024 - PB

ultimo aggiornamento: 17-01-2014