Continua la nostra serie di interviste alle associazioni e andiamo oggi ad affrontare una “delle grandi”: l’Art Director Club Italiano.
Come vedremo insieme a Gianguido Saveri, segretario dell’ADCI, entrare a fare parte dell’associazione (o meglio del club) non è per niente facile, si entra infatti per merito e questo merito è valutato in base a concorsi vinti o lavori pubblicati.
Insomma il Club non è per tutti e questo è sia il suo punto di forza che il suo più grosso punto debole, nonostante ciò l’ADCI è ultimamente una delle associazioni più attive concretamente: mi riferisco in particolare all’iniziativa appena lanciata per i freelance (BolleBlu, capitolo freelance dell’ADCI).
Ma per ora lascio parlare Gianguido, riparleremo di tutte queste iniziative alla fine, quando potrò tirare le fila di quanto detto da tutte queste associazioni.

1) Ci presenti l’ADCI

L’Art Directors Club Italiano nasce nel 1985 – dopo altri tentativi conclusi negli anni ’60 e ’70 – per rappresentare e valorizzare l’eccellenza creativa nella comunicazione commerciale. Esistono Art Directors Club in tutto il mondo. Il primo a nascere è quello di New York quasi 90 anni fa!
L’ADCI fa parte dell’ADCoE (Art Directors Club of Europe) che ha sede a Barcellona e che riunisce 16 Paesi europei. Da quest’anno l’Italia ne ha la presidenza con Franco Moretti.

2) Che obiettivi ha l’associazione?

L’Art Directors Club Italiano, l’associazione dei creativi della Comunicazione, ha come obiettivo primario quello di migliorare gli standard della creatività nel campo della comunicazione e delle discipline ad essa collegate e di promuovere la consapevolezza dell’importanza di questi standard all’interno della comunità aziendale, istituzionale e del pubblico in genere, in Italia e all’estero. Opera per la qualificazione, la valorizzazione e lo sviluppo dell’attività professionale.

3) Come pensa di realizzare questi obiettivi?

Occorre sviluppare una cultura della comunicazione nel pubblico, negli operatori e nei committenti. Occorre anche qualificare l’eccellenza e rendere visibile e percepibile la professionalità – visto che di Albi e di Ordini non se ne parla più. Il Club infatti, è l’unica organizzazione del settore cui si accede per meriti: non si può essere Soci ADCI se non si hanno ottenuti riconoscimenti a manifestazioni internazionali (CLIO, Festival di Cannes, ecc.) o pubblicazioni sugli Annual ADCI o su quelli dei Club degli altri Paesi.

3b) Siete però consapevoli che il vostro maggior valore aggiunto è anche una debolezza? mi spiego: da molti designer l’ADCI è visto come un club elitario in cui è vero si entra solo per meriti, ma non sempre questi meriti sono effettivi o raggiungibili dal semplice designer di provincia.
Per la stragrande maggioranza dei designer italiani è infatti impossibile partecipare ad un Clio o a Cannes, ma questo non vuol certo dire che non siano capaci a prescindere: indire per esempio un concorso italiano aperto a tutti e soprattutto gratuito non risponderebbe meglio all’esigenza di selezionare i soci in base alle capacità?

In qualche modo occorre selezionare, se si vuole “qualificare”. Il Club è nato proprio con questa pretesa. Un Club appunto, non un’associazione di categoria come la TP o l’AIAP.
Per accedere all’ADCI basta avere 3 lavori pubblicati sul nostro Annual e non costa molto partecipare agli ADCI Awards – confrontando gli altri Premi internazionali – e che sono già “aperti a tutti”. Oltretutto questa è la nostra principale fonte di finanziamento e non vedo come potremmo farlo “gratis”!

4) Cosa ha già fatto di concreto l’ADCI per i propri soci e cosa invece più in generale per tutta la categoria che rappresenta?

L’iniziativa più nota e di maggior successo sono gli ADCI Awards che, dal 1985, selezionano e premiano la migliore creatività italiana nella comunicazione commerciale. È il Premio più ambito dai creativi italiani. Pubblichiano un magazine elettronico (PDF) distribuito gratuitamente. Abbiamo un sito Web istituzionale e un Blog che è uno dei più seguiti tra i Blog italiani (NdAntonio: questo è tutto da verificare, vedi nota in fondo).
Inoltre, abbiamo fatto incontri e seminari e collaborato con Enti pubblici per eventi culturali pertinenti alla nostra mission.
Tutto questo è fondamentale per dare rappresentatività e visibilità alla categoria, essere un punto di incontro e di riferimento, fare Community.

4b) Come molte delle altre associazioni vedo quindi che la vostra comunicazione e attività è rivolta soprattutto ai designer: non pensa invece che per diffondere maggiormente la cultura del progetto in Italia sia necessario comunicare in primis ai clienti dei designer e cioé in primis alle piccole e medie imprese? cosa fa ADCI in questa direzione?

Nel 2004 sono stato promotore della ricerca “La Ragione del Cliente” sulla percezione della creatività e dei creativi da parte dei mktg communication manager . Hanno partecipato più di 200 manager delle più importanti aziende italiane e multinazionali. 6 mesi dopo, abbiamo svolto l’indagine inversa: abbiamo chiesto ai creativi cosa ne pensavano dei Clienti. Risultati freddi, con rimpallo di responsabilità sulla “scarsa qualità” della comunicazione commerciale in Italia.
Ma se abbiamo manager scarsamente preparati in fatto di comunicazione, abbiamo anche una valanga di “creativi” improvvisati, senza preparazione.
Ma qui si apre il discorso sulla Formazione, sulla Scuola… un disastro!
Poi, è difficile far passare “la cultura del progetto” in un Paese dove tutti sanno fare tutto perché “siamo tutti creativi” e i fotografi di moda fanno le Campagne per il Ministero della Salute!
Ma sono d’accordo che dovremmo sollecitare di più la nostra “controparte” ad avere più attenzione per la qualità e la professionalità.
Purtroppo il sistema delle Agenzie di Pubblicità è crollato, lasciando il potere (e i soldi) ai centri Media. Risultato: le risorse destinate alla progettazione di una campagna pubblicitaria oggi sono un decimo di quelle di 20 anni fa. Meno soldi, meno qualità.

5) Cosa sta facendo o farà nel prossimo futuro?

Oltre a proseguire con le attività consolidate, stiamo implementando i “servizi” agli associati. Ad esempio, abbiamo creato il “Capitolo Freelance” dedicato ai creativi indipendenti, consulenti e microstrutture – che hanno esigenze particolari, come la formazione, l’aggiornamento e la valorizzazione del proprio ruolo.
Ma la cosa più importante è che abbiamo creato una Community che sta cominciando a “fare sistema” e che si sta ponendo l’obiettivo di gestire i cambiamenti epocali in corso, o almeno di non subirli passivamente come è successo finora.

6) Quali sono i problemi maggiori che affrontate nel portare avanti i vostri obiettivi?

Il problema principale – non avendo una struttura – è di non riuscire a programmare uno sviluppo e una crescita. Si ricomincia daccapo ogni volta, se ci sono risorse e persone disposte a lavorare sui progetti. Inoltre, il fatto di mantenere una forte selezione all’ingresso – un valore fondante del Club – non ci permette di fare “massa” e avere un peso politico sufficiente a incidere sulle scelte delle Istituzioni o di essere interessanti per gli sponsor.

7) Quali sono le principali fonti di finanziamento della vostra associazione?

Siamo indipendenti. Questo significa che ci finanziamo da soli, con le quote associative e i proventi delle edizioni del Premio ADCI Awards. Occasionalmente qualche sponsor partecipa alle spese di eventi e iniziative. Ad esempio YAHOO! Italia ha finanziato in parte la cerimonia di premiazione degli ADCI Awards 2007.

8) Perchè secondo voi un designer dovrebbe entrare nella vostra associazione?

Perché è l’unica organizzazione in Italia che dà un “bollino di qualità” agli associati. Essere membro dell’ADCI è l’unica certificazione professionale esistente per un creativo che lavora nelle comunicazione commerciale, perché si accede al Club solo i per meriti acquisiti sul campo.

9) Quanto costa associarsi?

I Soci ADCI (che accedono a questa qualifica per meriti) pagano 260 Euro l’anno. I Sostenitori ADCI (che non hanno i titoli per accedere alla qualifica di Soci ADCI) dopo aver passato il vaglio del Consiglio pagano 130 Euro. Gli Studenti ADCI (iscritti a Scuole di Comunicazione e simili) pagano solo 40 Euro. Da notare che la quota dei Soci ADCI non è mai stata aggiornata dal 1985, anno in cui si pagavano 500.000 Lire.

10) Quanti soci conta la vostra associazione e quanti di questi sono paganti?

Tutti gli iscritti pagano la loro quota. In tutto siamo poco più di 300, ma la Community consolidata che gira attorno al Club è fatta di 4000 creativi di tutte le specializzazioni, da tutta Italia. Il Club è sempre stato un’associazione “esclusiva” ma da qualche anno abbiamo aperto le porte a tutti i creativi di qualità, permettendo l’iscrizione come “Sostenitori ADCI” a quelli che (presentando il loro portfolio lavori) passano il vaglio del Consiglio. Da un lato abbiamo bisogno di crescere numericamente e dall’altro cerchiamo di non perdere la nostra caratteristica di “esclusività”, che è ciò che ci distingue da altre organizzazioni del settore.

Nota sul blog dell’ADCI
Secondo Wikio, uno dei più autorevoli aggregator italiani, il blog dell’ADCI nella classifica cultura (classifica già “facile” di suo) è alla 245esima posizione. Per darvi un’idea, nella stessa classifica DesignerBlog è terzo (e siamo stati lungamente primi in passato), primo il blog di Luttazzi e secondo CineBlog.
Tutto questo per dire che purtroppo i blog delle associazioni hanno un traffico ancora relativamente trascurabile, ma questo è dovuto soprattutto alla loro scarsa conoscenza del mezzo e alla poca pubblicità immagino.

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ultimo aggiornamento: 29-11-2007