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Frasi di Daniele Silvestri tratte dalle sue canzoni più belle e profonde
In attività da trent’anni, Daniele Silvestri è riuscito a distinguersi dalla massa dei tanti cantanti che affollano il mondo musicale nostrano. Le sue canzoni, anche quelle più leggere e divertenti, sono sempre portatrici di un messaggio importante, o inducono a profonde riflessioni. Vi presentiamo una selezione di frasi tratte dai suoi brani.
Le frasi più belle di Daniele Silvestri
Classe 1968, Daniele Silvestri ha debuttato nel mondo della musica nel 1994, quando ha pubblicato il disco intitolato semplicemente con il suo nome. L’album ha ottenuto la Targa Tenco per il miglior disco d’esordio e gli ha aperto le porte al successo. Da questo momento, il cantautore romano non si è più fermato. Tante le sue canzoni che hanno fatto impazzire i fan, come: Le cose in comune, L’uomo col megafono, Salirò e Occhi da orientale.
Di seguito, vi presentiamo una raccolta delle frasi più belle tratte dai brani di Daniele Silvestri:
- Ed io sarò la nuvola che ti terrà nascosta perché gli altri non si accorgano di averti persa. (Occhi da orientale)
- La paranza è una danza che si balla nella latitanza, con prudenza ed eleganza e con un lento movimento de panza. Così da Genova puoi scendere a Cosenza, come da Brindisi salire su in Brianza, uno di Cogne andrà a Taormina in prima istanza, uno di Trapani? Forse in Provenza… no, no, no…. (La paranza)
- Ma l’uomo col megafono credeva nei propri argomenti e per questo andava avanti, ignorando i continui commenti di chi lo prendeva per matto. Però il fatto è che lui soffriva, lui soffriva davvero! (L’uomo col megafono)
- Il mio nemico non ha divisa, ama le armi ma non le usa, nella fondina tiene le carte Visa e quando uccide non chiede scusa. (Il mio nemico)
- Combattere la propria dipendenza, riuscire in qualche modo a fare senza, capire dove sta la differenza, fra il vizio e l’esigenza, è una questione di coerenza, di coerenza. (Dipendenza)
- Quante lacrime mi dai? Ne dimostro di meno. Non avevo pianto mai prima di essere un uomo… (Prima di essere un uomo)
- L’unico miracolo politico riuscito in questo secolo è avere fatto in modo che gli schiavi si parlassero, si assomigliassero perché così faceva comodo per il mercato unico e libero. Però così succede che gli schiavi si conoscono, si riconoscono. Magari poi riconoscendosi succede che gli schiavi si organizzano e se si contano allora vincono. (Kunta Kinte)
- Quello che cerchi si trova nel fondo degli occhi di chi hai davanti. (Ancora importante)
- Una monetina per la Cina, una per il ponte sullo stretto di Messina, sperando che il calore della terra siciliana possa sciogliere la nebbia fissa in Val Padana. (Monetine)
- Io so’ De Chirico, dico in un senso simbolico, c’ho un controllo diabolico, quasi artistico del mio stato psicofisico e se hai capito, mo traducilo. (Testardo)
- È la solita vita, la solita rincorsa a una corriera già partita, perpetuo movimento sulla strada che all’andata così come al ritorno è sempre una salita. Sovrò dosare la fatica, imparerò a parlare in questa lingua sconosciuta sognando di riuscire, un giorno, a fare ricevuta tra gente compiaciuta e che di me si fida e non è piccola la sfida querida… (1.000 Euro al mese)
- Signorina, che viene prima il senso della frase o la necessità di fare rima? (La classifica)
- E avremo pane per non morire e rabbia per proseguire e vino e vino per chi ci seguirà… (Unò-duè)
- E piano piano vai giù come un programma di Socci. (A me ricordi il mare)
Frasi profonde di Daniele Silvestri
Daniele Silvestri ha partecipato diverse volte al Festival di Sanremo, conquistando premi importanti come il Premio della critica Mia Martini per il brano Argentovivo. Di seguito, un’altra selezione di frasi tratte dalle sue canzoni più profonde:
- Le cose che abbiamo in comune sono quattromilaottocentocinquanta, le conto da sempre da quando mi hai detto: “Ma dai anche tu sei degli anni sessanta. (Le cose in comune)
- Ma allora spiegami perché mi tormento perché non ha più senso quello che ho, com’è che ancora adesso rischio l’infarto se vedo un’Y10 bordeaux. (L’Y10 bordeaux)
- Mi piace sentire la forza di un’ala che si apre, volare lontano, sentirmi rapace, capace di dirti ti amo, aspettiamola insieme l’estate. (L’autostrada)
- Tutto scritto su di un viso, che non riesce ad imparare, come chiudere tra i denti almeno il suo dolore. (Occhi da orientale)
- C’erano dei porci in una baia, armi contro la miseria, solo che quel giorno il vento cambiò. (Cohiba)
- Ma sai che c’è? Che se ognuno ha il suo piccolo razzo io devo aver perso il contatto. E adesso perdonami se… Ti è rimasta soltanto la parte peggiore di me. (Mi persi)
- Si perdano i rumori, presto si allontanino i ricordi e questi odori, verranno giorni vergini e comunque giorni nuovi, ci inventeremo regole e ci sceglieremo i nomi e certo ci ritroveremo a fare vecchi errori, solo per scoprire di essere migliori. (Le navi)
- Chi non conosce dignità, non può nemmeno percepire umiliazione. (Sornione)
- Perché forse in fondo è vero che per essere capaci di vedere cosa siamo dobbiamo allontanarci e poi guardarci da lontano. (Il viaggio – pochi grammi di coraggio)
- Un giorno lontano sorriderò persino, ma adesso non ci sei più. Quel giorno per caso confonderò il tuo viso, ma adesso non ci sei più. (Un giorno lontano)
- Ma quanto tempo è che non ti manco un po’, vorrei poterti confessare le mie debolezze, saperti offrire solamente quello che ci serve, e non telefonarti se sono triste. (Dipendenza)
- Ehi, ehi, sono gay, sono gay! Non sono gay, no, non sono gay, sono gay, sono come vuoi oggi sono lui, da domani poi se lo vuoi sarò lei, sarò solo lei. Mi dirai: come fai? Come mai non lo sai cosa sei? Sei diverso da noi. Ma che vuoi, sono gay fatti miei! Che disturbo ne hai? Quale enorme disagio ne trai? Sono gay, sono gay, sì, sono gay. No, non sono gay, ma vorrei. Ma lo sai quanti geni ed eroi sono gay, non lo sai? O non vuoi ricordare… preferisci pensare che un gay sia una sorta di errore, una cosa immorale o nel caso migliore un giullare, un fenomeno da baraccone. E lo tollererai solo in quanto eccezione. E lo tollererai solo in televisione. Lo chiamano gay. E tu pensi ricchione. (Gino e l’Alfetta)
- Però, se ancora un po’ mi piaci, la colpa è dei tuoi baci, che m’hanno preso l’anima… de li mortacci tua! (Testardo)
- Signorina, cosa scegliamo, è più importante il sangue o il prezzo delle armi che vendiamo? (La classifica)
- Il decimo fu liquidato, destino simile ebbe il nono: dimenticato. Provò l’ottavo a farsi luce, fece rumore ma fu lo spazio di un mattino di poche ore e pure il settimo contava poco. Il sesto raccoglieva briciole, seguiva il gioco ma per trovare chi davvero si è distinto bisogna risalire almeno fino al quinto. Il quarto bruciava d’odio per la vergogna di restare fuori dal podio. Il terzo merita rispetto ed io lo stimo ma salutatemi il secondo perché conta solo il primo. (La classifica)