A tre anni e mezzo dalla scoperta del “tesoro di Hitler” le opere di proprietà del defunto collezionista tedesco Cornelius Gurlitt, alcune decine delle quali si sospetta sottratte agli ebrei durante il nazismo saranno ospitate dal Museo di Berna. Il presidente dell’ente museale Christoph Schaeublin ha assicurato che non accetterà alcuna opera che si sospetti essere stata rubata e che collaborerà con le autorità tedesche per riuscire a risalire ai legittimi proprietari.

Una task force messa in piedi nientemeno che dal Governo tedesco sta indagando per assemblare le tessere di questo complesso puzzle.

Cornelius Gurlitt era venuto in possesso dei quadri (firmati, fra gli altri, da Pablo Picasso, Henri Matisse, Marc Chagall, Oscar Kokoschka, Franz Marc, Max Beckmann, Emil Nolde e Paul Klee) dopo la scomparsa del padre Hildelbrand,  un commerciante d’arte che aveva lavorato per lo stesso Adolf Hitler e che aveva vissuto per tutta la vita centellinando e diluendo le vendite dei quadri nel tempo a vari collezionisti e galleristi.

Nello scorso maggio Cornelius è morto e ha nominato il Museo di Berna come unico erede, scatenando una ridda di rivendicazioni, sia da parte dei familiari defraudati dell’eredità, sia da parte del Congresso mondiale ebraico. Una Corte di Monaco di Baviera ha stabilito che questa questione andrà risolta prima che la collezione lasci la Germania.

Anche se fu reso noto solamente nel novembre 2013, il ritrovamento delle opere è avvenuto nella primavera 2011. In questi tre anni e mezzo la task force ha accertato che almeno 458 dei capolavori detenuti dalla famiglia Gurlitt furono rubati ai nazisti. Molti quadri furono classificati come “arte degenerata” dal Terzo Reich. Non tanto degenerata da essere distrutta, ma abbastanza fuori dalla norma e dagli schemi da potere offrire il benessere economico a due generazioni della famiglia Gurlitt. E ora la terza generazione vuole sedersi al desco con quello che resta e la spartizione del “tesoro di Hitler” rischia di diventare una grottesca lite da pollaio.

Via | Ansa

 

 

 

 

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ultimo aggiornamento: 24-11-2014