È la letteratura come esperienza di vita il tema di tipo B della prima prova della Maturità 2015 nell’ambito artistico-letterario. Nella traccia, tre dipinti (di Van Gogh, di Matisse e di Hopper). Un brano di Dante (vv. 127-136 dell’Inferno), poi brani di Borges, Raimondi e Todorov.

La traccia

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per piú fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.

DANTE, Inferno V, vv. 127-136 (Garzanti Prima Edizione 1997, pag. 85)

«Pubblico: La poesia è “una dolce vendetta contro la vita?
Borges: Non sono molto d’accordo con questa definizione. Ritengo che la poesia sia una parte essenziale della vita. Come potrebbe essere contro la vita? La poesia è forse la parte fondamentale della vita. Non considero la vita, o la realtà, una cosa esterna a me. Io sono la vita, io sono dentro la vita. E uno dei numerosi aspetti della vita è il linguaggio, e le parole, e la poesia. Perché dovrei contrapporli l’uno all’altro?
Pubblico: Ma la parola vita non è vita.
Borges: Credo però che la vita sia la somma totale, se una simile somma è possibile, di tutte le cose, e quindi perché non anche del linguaggio? […] Se penso alle mie passate esperienze, credo che Swinburne faccia parte della mia esperienza tanto quanto la vita che ho condotto a Ginevra nel ’17. […] Non credo che la vita sia qualcosa da contrapporre alla letteratura. Credo che l’arte faccia parte della vita.»

Jorge L. BORGES, Conversazioni americane, Editori Riuniti, Roma 1984

«Nel momento in cui legge, […] il lettore introduce con la sua sensibilità e il suo gusto anche il proprio mondo pratico, diciamo pure il suo quotidiano, se l’etica, in ultima analisi, non è che la riflessione quotidiana sui costumi dell’uomo e sulle ragioni che li motivano e li ispirano. L’immaginazione della letteratura propone la molteplicità sconfinata dei casi umani, ma poi chi legge, con la propria immaginazione, deve interrogarli anche alla luce della propria esistenza, introducendoli dunque nel proprio ambito di moralità. Anche le emozioni, così come si determinano attraverso la lettura, rinviano sempre a una sfera di ordine morale.»

Ezio RAIMONDI, Un’etica del lettore, Il Mulino, Bologna 2007

«L’arte interpreta il mondo e dà forma a ciò che forma non ha, in modo tale che, una volta educati dall’arte, possiamo scoprire aspetti sconosciuti degli oggetti e degli esseri che ci circondano. Turner non ha inventato la nebbia di Londra, ma è stato il primo ad averla percepita dentro di sé e ad averla raffigurata nei suoi quadri: in qualche modo ci ha aperto gli occhi. […]
Non posso fare a meno delle parole dei poeti, dei racconti dei romanzieri. Mi consentono di esprimere i sentimenti che provo, di mettere ordine nel fiume degli avvenimenti insignificanti che costituiscono la mia vita.
[…] In un recente studio il filosofo americano Richard Rorty ha proposto di definire diversamente il contributo che la letteratura fornisce alla nostra comprensione del mondo. Per descriverlo, rifiuta l’uso di termini come “verità” o “conoscenza” e afferma che la letteratura rimedia alla nostra ignoranza non meno di quanto ci guarisca dal nostro “egotismo”, inteso come illusione di autosufficienza. Conoscere nuovi personaggi è come incontrare volti nuovi. Meno questi personaggi sono simili a noi e più ci allargano l’orizzonte, arricchendo così il nostro universo. Questo allargamento interiore non si formula in affermazioni astratte, rappresenta piuttosto l’inclusione nella nostra coscienza di nuovi modi di essere accanto a quelli consueti. Un tale apprendimento non muta il contenuto del nostro essere, quanto il contenente stesso: l’apparato percettivo, piuttosto che le cose percepite. I romanzi non ci forniscono una nuova forma di sapere, ma una nuova capacità di comunicare con esseri diversi da noi; da questo punto di vista riguardano la morale, più che la scienza.»

Tzvetan TODOROV, La letteratura in pericolo, Garzanti, Milano 2008

Consegna:

Sviluppa l’argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti.
Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi.
Se scegli la forma dell’«articolo di giornale», indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi che l’articolo debba essere pubblicato.
Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.

La traccia svolta

(a cura di Giulia Ceschi)

Nella vita di tutti i giorni capita che esistano dei punti di snodo che siano in grado di farci prendere delle decisioni importanti o farci cambiare opinione sui nostri stili di vita. Si tratta delle piccole cose, generalmente: una notizia al telegiornale, la ricezione di una lettera o la lettura di un libro.

Un libro, di qualunque genere esso sia, nella maggior parte dei casi è in grado di regalarci una vera e propria esperienza di vita. E questo perché, attraverso le parole dei grandi autori è possibile percepire una carica esponenziale di emozioni in grado di cambiare le nostre idee in un batter d’occhio.

E sono proprio quelle emozioni che affiorano dalle parole di un libro che, il più delle volte, ci fanno immerger nella lettura al punto da toglierci momentaneamente la percezione della realtà circostante e a farci sentire come se esistessimo solo noi, la storia che stiamo leggendo e quel piccolo tomo che abbiamo tra le mani. E questa situazione si ripete nel corso dei soldi fin dal momento dell’invenzione della stampa. Un esempio di come la passione per la lettura coinvolga appieno tutta l’attenzione del lettore è possibile vederlo in un dipinto come “La lettrice di romanzi” di Van Gogh, un olio su tela carico di pathos, che raffigura una donna seduta all’interno di una biblioteca che tiene tra le mani un piccolo tomo e il suo coinvolgimento è tale da catturare completamente la sua attenzione.

Atmosfere più pacate ma comunque avvolgenti sono raffigurate ne “La lettrice in abito viola” di Henri Matisse, un olio su tela dove le spennellate più morbide fanno intravedere l’amore per quello che l’autore del libro sta facendo trasmettere.
Su “Chair Car” di Edward Hopper, l’artista americano divenuto famoso per i suoi dipinti realisti, ha deciso di rappresentare quattro persone all’interno di un treno; una di queste sta leggendo mentre un’altra fissa con lo sguardo quello che sta facendo. Delle due rimanenti non si intravede il viso. I colori freddi utilizzati per questo olio su tela conferiscono allo spettatore quella sensazione di velata malinconia, probabilmente frutto della solitudine dei personaggi del quadro.

Ma è davvero possibile che chi legge soffra di solitudine? Una citazione di qualche artista contemporaneo affermava “Se quando hai chiuso un libro, hai pensato di aver letto un buon libro, allora hai trovato un ottimo amico“. Certo, sicuramente la letteratura ci porta in una dimensione parallela almeno per qualche istante, dove i grandi autori ci fanno rivivere le loro emozioni attraverso le parole. Ma se ci soffermiamo così profondamente nella lettura, allora significa che quello che stiamo leggendo ci interessa e sta facendo accrescere qualcosa dentro di noi, che possono essere stati d’animo reconditi o pensieri tra i più disparati.

Ed è da una situazione che prevede un mix tra pathos e ragionamenti che scaturisce un’esperienza di vita. Lo ha visto Van Gogh, con il suo dipinto dai colori luminosi ma con delle linee che mettono in mostra quanto l’artista sia ancorato al suo passato, alle sue malinconie e ai suoi valori. Lo ha visto anche Henri Matisse, che con linee suadenti del pennello ci fa intravedere atmosfere ricche di armonica tranquillità. E lo ha visto anche Edward Hopper con il suo olio su tela dall’aspetto quasi tenebroso.

A noi non rimane altro che abbandonarci a questa saggia consapevolezza e a capire come, qualsiasi sia l’emozione che viene trasmessa dalla letteratura, non potrà fare altro che accrescere il nostro io.

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ultimo aggiornamento: 17-06-2015