Si è tenuto a Milano, presso l’Auditorium Testori, i lavori del tredicesimo Milano Fashion Global Summit 2014, l’iniziativa organizzata da Class Editori in collaborazione con Camera Nazionale della Moda Italiana, The Wall Street Journal Europe e Bank of America–Merrill Lynch, che questo anno ha come tema “Fashion is Food, Food is Fashion”.
I lavori sono iniziati, come di consueto, con l’illustrazione dell’evoluzione economico finanziaria di Moda e Lusso, per poi concentrarsi sugli incroci che ci sono tra Fashion e Food, spiegando come l’interazione crei valore, quali siano le strategie dei top player, quali le opportunità di mercato e come coglierle e di come l’insieme delle tre F, Fashion, Food and Finance, costituisca la speranza per la salvezza del Made in Italy.
Mario Boselli, Presidente della Camera Nazionale Moda Italiana ha dichiarato: “Noi fin dal primo momento abbiamo condiviso questo progetto e abbiamo partecipato con tutti i protagonisti della moda italiana. Oggi sempre di più dobbiamo dedicare una particolare attenzione alle potenzialità della Cina, considerando che 400 milioni di abitanti delle campagne cinesi sono destinati ad essere inurbati, passando dallo status di contadini a cittadini e che potranno, di conseguenza, trasferirsi nei 136 centri urbani di tipo tier 1, 2 e 3, con oltre un milione di abitanti, che modificheranno le abitudini di questi consumatori. Questi in una prima fase si rivolgeranno al settore tessile e dell’abbigliamento della macchina produttiva cinese, che è migliorata in modo esponenziale, non avranno i materiali che fanno la differenza, cioè i materiali italiani, ma dal punto di vista della fattura andranno bene per il nuovo consumatore cinese. In una seconda fase questi consumatori punteranno ad avere prodotti più aggiornati e di maggiore qualità, e qui entra in gioco il nostro sistema produttivo: il prodotto full Made in Italy delle realtà minori, di grande qualità ma più economiche dei grandi brand. Purtroppo rileviamo una grande carenza di brand con queste caratteristiche presenti in Cina, per questo come Camera della Moda dobbiamo supportare lo sviluppo dei brand medi. Più in generale il sistema moda Italia chiude il fatturato con una crescita del 4%. Una performance positiva dovuta in larga parte alle esportazioni, dato che sul mercato interno non c’è nulla di nuovo, mentre per quanto riguarda l’export siamo soddisfatti dell’evoluzione del cambio euro-dollaro e ci sono i presupposti perché si ripeta un analogo scenario nel 2015”.
Diego Selva, Head of Investment Banking Italy, Bank of America Merrill Lynch ha aggiunto: “Il mercato italiano del lusso ha performato bene fino a maggio poi, nella seconda metà dell’anno, ha rallentato a causa di alcuni fattori tra cui una limitata esposizione su online e digital, e il rallentamento del turismo proveniente da Russia e Cina. Per il futuro tendiamo a focalizzarci su quei marchi che investono anche sui canali digitali come veicolo di crescita ed espansione.Parlando del Food ci si chiede se potrà replicare i paradigmi di crescita del fashion degli ultimi anni. È possibile ma dovrà tenere conto di alcuni fattori fondamentali come: distribuzione, presenza internazionale, percezione di qualità e scala di produzione.”
Riccardo Maria Monti (President, ICE) ha spiegato: “Il connubio tra Food e Fashion è inevitabile. Se l’Italia è amata nel mondo un grande contributo lo ha dato il cibo che insieme alla moda esporta eccellenze italiane per oltre 60 miliardi di euro. Food e fashion, tuttavia, sono piagati dalle contraffazioni per questo siamo impegnati in un ampio progetto di education volto a trasmettere la vera qualità dei prodotti originali del Made in Italy. Ad esempio stiamo definendo alcuni accordi con grandi retailer nei mercati emergenti per aumentare la portata del vero Made in Italy anche in questi mercati”.
Patrizio Bertelli, CEO di Prada ha dichiarato: “In questi anni abbiamo imparato che un marchio come il nostro deve avere una visione più globale su tutti gli aspetti del lusso, anche nell’ambito del food. In quest’ottica abbiamo acquisito il marchio Marchesi, che si inserisce nell’ambito di un progetto per solleticare l’interesse del consumatore non solo nella moda, ma anche in settori collaterali. Abbiamo preferito acquisire Marchesi, ritenendo più giusto che i punti vendita legati all’alimentazione fossero associati a un marchio esistente, con cui quindi abbiamo attuato una coniugazione di marchio. Con Marchesi apriremo innanzitutto nuovi spazi a Milano in Galleria e in Montenapoleone, ma stiamo progettando aperture anche all’estero, come a Dubai, Hong Kong e Tokyo. Per l’EXPO 2015 abbiamo in progetto il nostro museo, che sarà inaugurato a maggio del 2015.”
Michele Norsa, CEO and Group Managing Director, di Salvatore Ferragamo: “Bisogna avere una visione di medio termine, i prossimi 5-10 anni ci offrono opportunità straordinarie dal punto di vista dei viaggiatori e in particolare la classe media cinese che rappresenta un bacino di consumo mai visto, per cui l’attenzione a quest’area del mondo, che rappresenta ormai il 50% del nostro business, dovrà essere il focus principale. L’Italia è il sogno per i cinesi, la destinazione più ambita ma non sempre facile da raggiungere. La visita del premier Renzi ha sicuramente aiutato a velocizzare alcuni aspetti burocratici, ma serve uno sforzo maggiore per promuovere, anche in occasione dell’Expo 2015, l’immagine di un paese che non ha solo la qualità ma anche l’eccellenza di alcune categorie di prodotti. Come Ferragamo abbiamo fatto la scelta di focalizzare le attività sul core business: riteniamo che ci sia ancora un potenziale per il settore delle calzature e della pelletteria per cui avremo la possibilità di crescere ancora in questo business in futuro e – per il momento – non abbiamo immaginato diversificazioni nel settore del food. Tuttavia per i prodotti made in Italy il food è sempre stato un compagno di viaggio indispensabile soprattutto nei mercati asiatici ma anche anni fa negli Usa, c’è sempre stata un’identificazione tra lusso e fashion con cibo e vino italiani, si tratta di un elemento di sinergia che può essere ancora sfruttato”.
Federico Marchetti, Founder and CEO, YOOX Group: “Le prospettive sono sempre più rosee. Mi piace pensare che il meglio debba ancora venire. Il 2014 ha avuto oggettivamente tanti venti contrari, tra cui i cambi valutari e le tensioni geopolitiche, che hanno reso fondamentale mantenere la nave sulla giusta rotta, e come Yoox ci siamo riusciti. Per il prossimo anno ritengo che potremo affrontarlo con un maggior vento in poppa per andare più veloci. Per avere successo però è fondamentale continuare a investire nell’innovazione tecnologica. Nel 2013 abbiamo avviato un piano in investimenti e innovazione di 100 milioni di euro, che per il 70% saranno dedicati puramente all’innovazione tecnologica per rimanere al passo e continuare a essere leader e garantire a clienti e brand una piattaforma d’avanguardia customizzata sulla moda e sul lusso. Un altro elemento fondamentale è riuscire ad anticipare le tendenze: nel 2006, ad esempio, abbiamo iniziato a investire nel mobile e questo oggi rappresenta il 50% del nostro traffico, posizionandoci tra i top 10 retailer al mondo per commercio mobile.Per il futuro vediamo una maggiore integrazione tra canale tradizionale e canale digitale, un fattore su cui dovrebbero puntare maggiormente anche le strategie delle imprese di settore”.
Francesco Trapani, Executive Vice-Chairman and Operating Partner, Clessidra Sgr: “Il mercato del lusso italiano è molto grande e in crescita. Negli ultimi mesi la situazione si è complicata a causa della crisi tra Ucraina e Russia e Cina Hong/Kong, ma c’è ancora un buon potenziale di crescita per chi è capace di creare prodotti e servizi per i clienti affluent. L’Italia resta un Paese molto interessante per gli investitori esteri, che accanto alla paura di investire in un Paese “complicato”, continuano a ricercare eventuali opportunità di business”.
Tomaso Trussardi, CEO di Trussardi Group: “Il marchio Trussardi esprime l’italianità nel mondo, e l’italianità è strettamente connessa al Food oltre che al Fashion, dato che sono entrambi parte integrante del lifestyle italiano. Oggi puntiamo molto sul modello del Trussardi Cafè che vogliamo esportare anche all’estero. Siamo infatti in trattative molto avanzate per aprire un Trussardi Cafè a Dubai e presto apriremo anche il nostro primo caffè anche all’interno della Fiera di Colonia. Il 2014 è stato un anno sofferto per tutti, tuttavia abbiamo tenuto, grazie ai tre marchi che hanno garantito un bilanciamento, grazie anche alla strategia commerciale in Russia e Cina, che sono stati i mercati trainanti”.
Lavinia Biagiotti, Vice President di Biagiotti Group: “Il food è istintivamente presente nella nostra vita da sempre. Abbiamo iniziato ad avvicinarci utilizzando alcuni suoi elementi per creare le nostre fragranze. Oggi questa esperienza la porteremo in un ristorante “On the green” che apriremo a Roma, in un golf club che guarda la cupola di San Pietro. Siamo così passati dal golf di cashmere al golf club! Qui cercheremo di offrire un’esperienza verde e ogni mese avremo uno chef stellato che verrà a cucinare nel verde. Circa il Made in Italy, oggi non abbiamo realmente bisogno di un nuovo vestito, di una nuova borsa o un nuovo ristorante, ma tutti abbiamo bisogno di qualcosa che ci gratifichi. Anche se non ne abbiamo necessità, tutti desideriamo un nuovo vestito. A noi spetta alimentare questo sogno”.
Antonio De Matteis, CEO di Kiton Group: “Nel 2015 apriremo a Milano il nostro primo ristorante. Tutto nasce dalla nostra passione per il cibo in cui vogliamo portare lo spirito che contraddistingue le nostre collezioni: tradizione e semplicità. Speriamo di essere pronti per l’Expo 2015 con il nostro nuovo negozio/ristorante come vetrina permanente aperta a tutti. Per tramandare la nostra artigianalità puntiamo molto sui giovani, per questo abbiamo aperto un’Accademia per formare i nuovi sarti. Oggi l’età media delle persone nella nostra azienda è di 37 anni. Se in passato i giovani quasi si vergognavano di dichiararsi sarti oggi ne sono orgogliosi”.
Martin Angioni, Country Manager di Amazon Italia: “Siamo partiti vendendo libri con un sito molto rudimentale. Oggi vendiamo anche fashion con un negozio di moda online. Ma vendere moda non è come vendere un computer. Abbiamo lavorato sull’esperienza d’acquisto per migliorare la visualizzazione grazie alle animazioni. Ci rivolgiamo al consumatore medio e non di lusso anche se abbiamo negozi monomarca come quello degli orologi di Gucci o quello di Ugo Boss. Abbiamo raggiunto i 9,5 milioni di visitatori unici. Lo spirito di Amazon è la moda per tutti avendo una selezione molto ampia. Circa il food abbiamo iniziato a sperimentare negli USA, a Seattle, San Francisco e New York. Abbiamo bisogno di aree urbane piuttosto grandi per poter organizzare dei magazzini di fresco”.
Milano Fashion Global Summit 2014: l’evoluzione economico finanziaria del mondo della moda e del lusso, gli interventi
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