Chi è interessato alla videoarte non si lascerà sfuggire l’appuntamento in programma dal 16 febbraio al 2 giugno 2013 alla Galleria civica di Modena (Palazzo Santa Margherita e Palazzina dei Giardini). Nam June Paik in Italia è una grande retrospettiva sull’opera di uno dei primi artisti e performer crossmediali. L’allestimento, a cura di Silvia Ferrari, Serena Goldoni e Marco Pierini, porta a Modena oltre 100 opere con un minimo comune denominatore. Arrivano tutte da collezioni italiane.
A partire dagli anni Settanta e fino alla fine dei Novanta, l’artista fu spesso in Italia, frequentando quella galassia di autori, critici e collezionisti che ruotavano attorno al movimento Fluxus.
Nam June Paik in Italia – Galleria Civica di Modena
Molte delle opere in mostra arrivano dalla collezione di Antonina Zaru, altre da una speciale ricognizione in Emilia, alla scoperta dei lavori appartenenti a galleristi come Rosanna Chiessi e Carlo Cattelani.
Di particolare interesse sono le videosculture e le videoinstallazioni, che dimostrano l’interesse di Paik nella costruzione di dispositivi elettronici con cui l’artista, divenuto performer, si trova ad interagire. Sono idee nate all’interno degli happening newyorkesi a cavallo fra gli anni sessanta ed i settanta, dove arte, musica, teatro e fotografia dialogano e a volte si fondono insieme. Paik è accompagnato dalla violoncellista Charlotte Moorman.
Il suo rapporto con l’Italia si rivela tutto nelle seguenti parole, con cui descrive l’opera.
“La cosa che più mi intriga della cultura italiana è certamente la qualità e la complessità della Grande Opera Italiana. L’Opera rappresenta quello che ricerco nell’arte elettronica, in un’Opera c’è tutto: la musica, il movimento, lo spazio. Così, se un’operazione di arte elettronica riesce con successo, ritengo che debba essere considerata un’Opera elettronica”.
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