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Poesie di Fernando Pessoa: i componimenti più belli dello scrittore portoghese
Vi presentiamo una selezione delle più belle poesie di Fernando Pessoa, considerato lo scrittore portoghese più importante del Novecento.
In ‘soli’ 41 anni di carriera, Fernando Pessoa è riuscito a produrre una discreta quantità di opere. Considerato lo scrittore portoghese più importante del Novecento – impossibile non conoscere il suo Libro dell’inquietudine – ha lasciato diverse poesie profonde e, a tratti, complesse. Vediamo quali sono i componimenti più belli.
Le più belle poesie di Pessoa
Fernando Pessoa è nato il 13 giugno del 1888 a Lisbona ed è morto il 30 novembre 1935 nella stessa città. Scomparso a soli 47 anni a causa di problemi epatici, ha comunque lasciato parecchie opere visto che ha iniziato a scrivere a soli 6 anni. All’epoca, il padre era deceduto prematuramente e nella scrittura ha trovato la sua personale cura per il dolore.
Nei suoi scritti, non a caso, compaiono tanti eteronimi, ossia alter ego dell’autore che riescono ad avere personalità poetiche complete e indipendenti dalla penna che li crea. Quelli più noti, che sono anche gli stessi che hanno avuto maggiore produzione poetica, sono: Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro e Bernardo Soares. Di seguito, vi presentiamo una selezione delle poesie più belle di Pessoa.
Chi sogna di più
Chi sogna di più, mi dirai
Colui che vede il mondo convenuto
O chi si perse in sogni?
Che cosa è vero? Cosa sarà di più—
La bugia che c’è nella realtà
O la bugia che si trova nei sogni?
Chi è più distante dalla verità
Chi vede la verità in ombra
O chi vede il sogno illuminato?
La persona che è un buon commensale, o questa?
Quella che si sente un estraneo nella festa?
Odo, come se il profumo
Odo, come se il profumo
Di fiori mi svegliasse…
È musica — un aiuola
Di influenza e finzione.
Impalpabile ricordo,
Sorriso di nessuno,
Con quella speranza
Che neanche ha speranza…
Che importa, se sentire
È non conoscersi?
Odo, e sento sorridere
Quel che in me niente vuole.
Il mio sguardo è nitido come un girasole
Il mio sguardo è nitido come un girasole.
Ho l’abitudine di camminare per le strade
guardando a destra e a sinistra
e talvolta guardando dietro di me…
E ciò che vedo a ogni momento
è ciò che non avevo mai visto prima,
e so accorgermene molto bene.
So avere lo stupore essenziale
che avrebbe un bambino se, nel nascere,
si accorgesse che è nato davvero…
Mi sento nascere a ogni momento
per l’eterna novità del Mondo…
Credo al mondo come a una margherita,
perché lo vedo. Ma non penso ad esso,
perché pensare è non capire…
Il Mondo non si è fatto perché noi pensiamo a lui,
(pensare è un’infermità degli occhi)
ma per guardarlo ed essere in armonia con esso…
Io non ho filosofia: ho sensi.
Se parlo della Natura, non è perché sappia ciò che è,
ma perché l’amo, e l’amo per questo
perché chi ama non sa mai quello che ama,
né sa perché ama, né cosa sia amare…
Amare è l’eterna innocenza,
e l’unica innocenza è non pensare…
Non sto pensando a niente
Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l’aria notturna,
fresca in confronto all’estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!
Non pensare a niente
è avere l’anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita…
Non sto pensando a niente.
È come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente…
L’amore, quando si rivela
L’amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.
Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire…
Tace: sembra dimenticare…
Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che stanno amandola!
Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz’anima né parola,
Resta solo, completamente!
Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando…