Il sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano ha fatto dietrofront sull’idea di far iniziare gli spettacoli cinque minuti dopo l’orario previsto, introducendo una sorta di ‘tolleranza’ per gli spettatori ritardatari, soluzione già adottata a Vienna, a Zurigo e a Salisburgo senza nessun intoppo: a Milano infatti la proposta ha suscitato numerose polemiche e, dopo aver consultato il personale di sala tramite i sindacati, si è optato per il ritorno della ‘puntualità’.

Ma allo stesso tempo Alexander Pereira ha chiesto agli spettatori maggiore collaborazione per un comportamento “più educato” in teatro. Nei prossimi giorni gli abbonati riceveranno una lettera, con tanto di nuove regole.

Eccone uno stralcio, riportato da Repubblica:

“Per quanto riguarda il problema degli spettatori che arrivano in ritardo, è chiaro che la decisione di posticipare di cinque minuti l’inizio delle recite non ha avuto la vostra approvazione. La ragione che mi ha spinto a prendere questo provvedimento è la tutela del personale di sala, che è stato fatto oggetto di reazioni che mi sono parse molto accese”

Pereira coglie l’occasione per sottolineare alcuni problemi riscontrati nei primi mesi di direzione, ovvero la “tempesta di flash” durante le rappresentazioni, che disturba la concentrazione degli artisti, e l’uso dei cellulari, che squillano o vengono utilizzati durante gli spettacoli (con quello che costa uno spettacolo alla Scala c’è chi si mette anche a giocare con il telefono? Incredibile ma vero ndr.)

Nuove regole sono in arrivo anche per l’orchestra:

“Due giorni fa abbiamo concordato con loro e con gli artisti del coro che tutti (il coro solo se ha cantato nell’ultima scena) restino fino all’uscita del direttore per permettere al maestro di ringraziare tutti gli artisti che hanno contribuito alla riuscita dello spettacolo. Non accadrà più che il direttore esca a salutare il pubblico senza tutta l’orchestra in buca”

Aggiornamento di Arianna Ascione

La notizia – 15 dicembre 2014

E’ capitato a tantissimi spettatori del magnifico Teatro alla Scala di Milano: i ritardatari, anche solo di un minuto, sono stati molti nel corso dei suoi 336 anni di storia, e si sono sempre dovuti accomodare nel foyer ad aspettare la fine del primo atto.

Se in alcune opere l’attesa può essere di “soli” 30 minuti, per il pubblico del Fidelio (la prima di quest’anno, ora in cartellone) i minuti di attesa per la fine del primo atto sarebbero stati ben 85: abbastanza per far indispettire il milanese più educato.

Certo, arrivare in orario alla Scala è una questione di etichetta, una regola d’oro nel decalogo del Teatro più famoso del mondo, che non ha mai ammesso ai ritardatari di accomodarsi a spettacolo iniziato. Oggi il pubblico del teatro d’opera è cambiato: forse più greve, forse più “schizzato” dalla vita quotidiana, sempre più spesso è capitato che i ritardatari aggredissero (verbalmente, ma anche fisicamente) le maschere, che per mestiere sbarravano loro la strada per la platea ed i palchi.

Da sabato 13 dicembre al Teatro alla Scala sono entrati vigore, per manifesta volontà della sovrintendenza, i cinque minuti “teatrali”: entro le 20.05 anche il ritardatario potrà accomodarsi in sala senza dover perdere tutta la prima parte dello spettacolo fino all’intervallo.

“Ogni volta che uno spettatore che aveva pagato il biglietto intero di platea, costoso, si trovava escluso per essere arrivato casomai un solo minuto in ritardo, si mostrava invariabilmente molto aggressivo con le maschere. […] Introdurre questo periodo di tolleranza serve perché chi arriva con più di cinque minuti di ritardo non ha più alcun titolo per protestare”.

ha spiegato al Corriere della Sera il sovrintendente Alexander Pereira, che incardina la decisione più in un contesto di “necessità” di tutela dei lavoratori Scala che in quello, comunque poco edificante, di un cambio di abitudini sociali.

Certo, a noialtri verrebbe da pensare che se sei così schizzato e “busy” per arrivare in ritardo al Teatro alla Scala allora tanto vale andarsene al cinema, visto che c’è il secondo spettacolo. Anche perchè, ma qui scadiamo nel maligno, quanto può interessare ad uno spettatore trafelato e potenzialmente violento uno spettacolo d’opera, o un balletto, magari di due ore e mezza?

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ultimo aggiornamento: 22-12-2014