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Un ascensore nel Duomo di Milano in vista dell’Expo 2015: innovazione o scempio?
La notizia che ha fatto subito scalpore in città, facendo nascere molte polemiche, riguarda la proposta della Veneranda Fabbrica, responsabile anche dei restauri e della ricerca fondi, di costruire un ascensore Hi-tech a pagamento, per permettere ai turisti una rapida visita sul tetto del Duomo.

Sovrintendenza dei Beni Culturali e Architettonici Vs Veneranda Fabbrica, l’ente proprietario del Duomo di Milano: il contendere è l’ascensore Hi-tech a pagamento, per permettere ai turisti una rapida visita sul tetto del Duomo.
L’opposizione della Sovrintendenza è stata netta, non convinti dalla “commercializzazione” di un bene culturale; la scelta di mettere in cantiere l’opera è stata fatta in vista dell’Expo 2015, evento per cui si prevedono 120 mila visitatori al giorno. Che la decisione della Veneranda Fabbrica nasconda finalità economiche è la motivazione dei malpensanti, che non tengono conto delle motivazioni dell’ente a voler offrire un servizio ad anziani e disabili, altrimenti esclusi dalla vista di un panorama mozzafiato (esclusi purtroppo, per la carenza di strutture, da ambienti anche di estrema necessità), con la Madonnina di Giuseppe Perego ad un palmo di naso.
Dal canto suo, Paolo Caputo, l’ architetto scelto per la progettazione dell’ “ascensore della discordia”, ordinario di Progettazione architettonica e urbana presso il Politecnico di Milano, ha accolto con entusiasmo l’assegnazione fuori dai criteri di riqualificazione per “potenziare” un luogo di culto, caro a tutt’Italia. L’architetto ipotizza già il da farsi e afferma che serviranno sei mesi di lavoro e due per montare le strutture dell’ascensore; e rassicura che il progetto prevede uno stile in linea con quello del Duomo, sfruttando la verticalità gotica e la leggerezza.
A non convincere la Sovrintendenza ancora è la sicurezza, che potrebbe essere messa in crisi dall’aggiunta strutturale di un altro corpo architettonico su quello medievale e la disponibilità certa dei fondi, di cui fino a ieri la Veneranda Fabbrica ne lamentava la scarsità per i restauri. E’ da riconoscere che l’Ente dal canto suo si è contraddistinta per scelte molto innovative come la valorizzazione delle navate attraverso l’ illuminazione a led secondo le norme del risparmio energetico e l’illuminazione fredda per non rovinare le opere d’arte.
Antico e contemporaneo che convivono, non è una novità per l’architettura: basti pensare alla Piramide di Parigi di Leoh Ming Pei che oggi è divenuta un’attrazione al pari del magnifico Louvre, oppure all’intervento di Meier all’Ara Pacis di Roma o sempre nella Capitale, l’ascensore panoramico al lato dell’Altare della Patria (al modico costo di circa 10 Euro). Senza demonizzare l’architettura contemporanea che sicuramente scardina i canoni estetici tradizionali, in generale ciò che mi preoccupa di più è la diffusa convinzione di poter valorizzare un monumento già affascinante “aggiungendone” un altro, forse più per vanità che per profonda utilità e con l’ investimento di fondi che potrebbero contribuire all’esaltazione di siti meno fortunati, che ogni città possiede. Le modalità di incremento del turismo dovrebbero essere pensate al tavolino da tutti gli enti pubblici e privati che in mancanza di una comunicazione costruttiva, riescono ad alzare polveroni come ottima alternativa.
Una cosa è sicura, la faticosa conquista spirituale oggi si può fare al costo di 7 Euro.
Foto| Veneranda Fabbrica
