Ci sono molti modi per combattere il sessismo e la violenza sulle donne, alcuni dei quali poco “ortodossi”, diciamo così, che forse rispendono bene al concetto machiavelliano del fine che giustifica i mezzi.

Da qualche giorno è apparso, su Youtube, un video (che abbiamo deciso di condividere con voi), in cui cinque deliziose bambine di età comprese tra i 6 e i 13 anni, vestite da principesse Disney, si e ci domandano: “Cosa è più offensivo: una bambina che dice fan##o o una società sessista che sfrutta donne e bambine?“.

In un inno rap non proprio da educande, le piccole “sboccate” sciorinano un po’ di dati agghiaccianti sulla violenza contro le donne, ad esempio ricordando che una su 5 subisce un abuso sessuale da parte di un uomo. “A chi di noi toccherà”, domandano le cinque piccole principesse molto arrabbiate?

Il video è stato realizzato per conto di una società americana piuttosto nota proprio per i suoi slogan “contro” alquanto trasgressivi, la FCKH8.com, che produce magliette con scritte anti razzismo, anti omofobia, anti sessismo, e usa una parte dei soldi ricavati dalle vendite per finanziare organizzazioni che si occupano di aiutare i soggetti della società “deboli”, vittime di abusi ed emarginazione.

Il fine, dunque, è più che lodevole, resta la questione, annosa, persino noiosa, dei mezzi e del linguaggio usati, e, in questo caso, sull’opportunità di “sfruttare” l’innocenza di un gruppo di bambine. Certo, l’impatto è forte, come potete valutare anche voi dal video, e sortisce il suo effetto in un modo abbastanza sgradevole, quasi a tradimento, perché gioca sullo smaccato rovesciamento degli stereotipi, peraltro un sistema sempre molto efficace per colpire l’immaginazione di chi guarda (spesso distrattamente).

Una bimba è l’immagine stessa dell’innocenza, se poi è vestita da principessa evoca sensazioni di soavità, di dolcezza, di fiabesco candore, pertanto metterle in bocca parolacce da scaricatore di porto e riferimenti alla sessualità violata produce in noi un senso di rifiuto, di ripulsa. Ecco, dunque, il “valore” dello slogan, e di tutta la campagna.

Sinceramente non sappiamo se questa sia davvero la via più giusta per scuotere le coscienze e stimolare anche gli internauti più assonnati a prendere posizione contro la discriminazione di genere, il sessismo e la violenza sulle donne. L’educazione al rispetto è un processo lungo, che prende avvio in età infantile, non con le parolacce (quelle del video solo una provocazione comunicativa volta a generare una sorta di shock), ma prima di tutto con l’esempio, in casa e a scuola.

Il marketing furbetto di FCKH8.com, detto tra noi, ci piace poco. Cosa può insegnare ad una bambina che incappi per caso nel video e se lo guardi senza la mediazione di un adulto? E un maschietto? Che cosa potrebbe dedurne? Aiuterebbe le nuove generazioni ad apprezzarsi e rispettarsi di più proprio in quanto diversi, e complementari, per creare una società migliore, più equilibrata e “sana”? La risposta, ce l’avete proprio sulla punta della lingua.
Foto| via Pinterest

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ultimo aggiornamento: 24-10-2014