
Un lavoro lento e miticoloso quello che Wolfgang Laib sta realizzando per l’installazione del Moma di New York. Un lavoro cominciato da più di vent’anni raccogliendo i pollini intorno al suo atelier in Germania dall’albero del Nocciolo e che sarà visibile fino all’11 Marzo nella sala del Marron Atrium del museo. L’impressione sarà simile ad un’intensa luce che dal pavimento irraggerà tutto l’ambiente, per un effetto davvero sorprendente ed “ecologico“.
Wolfgang Laib, classe 1950, utilizza il polline da trent’anni, scoprendo nella semplicità e nell’ energia del suo colore un significato profondamente zen. Il polline, come spiega lui stesso, è il simbolo della vita, del cielo del sole, fragile come lo è la natura, soggetta ad un continuo rinnovamento del ciclo vitale. Non meno importante è il processo di realizzazione dell’opera che trasforma l’installazione in una vera performance:accovacciato sul pavimento, Laib setaccia i suoi 20 vasetti di polline direttamente sulla superficie, creando un terreno dorato a metà strada tra il materiale e l’immateriale.
L’artista tratta da tempo materiali semplici come il polline: al ’75 risalgono le sue famose “Milkstones” (Pietre di Latte),al ritorno dai viaggi in India, Sumatra, Tibet e Cina (1983), Laib comincia ad usare il riso, prima disposto in sequenza nei cosiddetti “thali”, mentre dal 1987 Laib comincia a lavorare la cera d’api.
Il 3 Marzo lo vedremo alla Philipp Collection di Washington dove realizzerà pannelli in cera appositamente per la sala.
Foto| Moma e Sperone Westwater