
Cinque secoli dopo, la rassegna Leggera Materia presenta una passeggiata vacanziera che interroga nel profondo i territori del “La Versilia Medicea, 500 anni dopo. Sacro e Profano nella contemporaneità”. Installata fino al primo settembre presso il MuSA di Pietrasanta (novello Museo Virtuale della Scultura e dell’Architettura aperto di recente e già animato dalla manifestazione “Scolpire il tempo”) la mostra, il cui allestimento è stato curato da CNA e dagli architetti Elisa Guidi, Attilio La Pietra e Tiziana Burrini di Artex nell’idea di favorire l’interazione tra scultura, design, artigianato creativo, immagini e documenti di repertorio, e visitabile ad ingresso gratuito e dal giovedì alla domenica (ore 18.30 – 23.30) negli spazi di via Sant’Agostino 61; inaugura il secondo capitolo del percorso “Le Forme dei Marmi”, iniziato nelle Scuderie Granducali di Palazzo Mediceo a Seravezza e riferito al contesto delle celebrazioni dedicate al 500° anniversario del Lodo di Leone X°, vero e proprio atto di fondazione dell’autonomia amministrativa versiliese all’interno del territorio mediceo.
Due aspetti complementari della stessa “artistica medaglia”, così illustrata:
Se la mostra di Seravezza affronta prevalentemente la produzione religiosa, committenza costante e plurisecolare fin dai tempi dei Medici, di opere e manufatti tratti dalla lavorazione del marmo e della pietra, la mostra di Pietrasanta completa il percorso mostrando le applicazioni laiche della creatività degli artisti e degli artigiani. Le due mostre insieme rappresentano due distinte anime: quella sacra e quella profana non in contraddizione tra loro, ma complementari. L’una rivolta al senso del divino, l’altra più orientata al mercato, quindi all’estetica e alla forma-funzione.
Opere come il percorso geometrico “Miracle Chips” di Michael Anastassiades, l’evocativo “Orgasm” di Philippe Delenseigne accompagnato e completato dal corto Stardust Polvere di Marmo in movimento, la bella “Anfitrite” di Renzo Maggi, continuando lungo le rotte della storia con “Clizia” di Angelo Mangiarotti, per poi raggiungere le vette espressive delle “Distese Emozioni” di Giovanni Balderi, in ogni caso lavori liberati nello spazio ed inseriti in un insieme di riferimenti che dialogano con opere di design come un avveniristico tavolo in carbonio e marmo bianco, in rimando ad altre installazioni come “UrnLight” dell’Architetto Andrea Marcuccetti ispirata al processo di cremazione e al suo ruolo nel culto e nella conservazione della memoria dei morti. L’apparato iconografico prevede la presenza di “Bue Tractor” di Mattia Bosco e tra gli altri “HX (DNA of stone)” in 3D di Craig G. Copeland.
Via | musapietrasanta.it