
HONG KONG - JUNE 04: People take part in a candlelight vigil on the 24th anniversary of the Tiananmen Square protests during heavy rain on June 4, 2013 in Hong Kong, Hong Kong. Held to mark the crackdown on the pro-democracy movement in Beijing's Tiananmen Square on June 4, 1989.Pro-democracy groups hope to draw 150,000 people to the annual candlelight vigil in Hong Kong's Victoria Park, the only commemoration on Chinese soil. (Photo by Lam Yik Fei/Getty Images)
In occasione del 25mo Anniversario del massacro di piazza Tiananmen (noto in patria come ‘4 giugno’ o ‘movimento del 4 giugno’, e ‘incidente del 4 giugno’) non arrivano notizie rassicuranti dalla Cina: nella capitale sono presenti centomila agenti dei servizi di sicurezza, che hanno istituito posti di blocco sulle principali vie di accesso. Le autorità hanno anche mobilitato 800mila membri dei comitati di quartiere del Partito Comunista Cinese (Pcc).
Google ieri è stato completamente bloccato e secondo gli attivisti per i diritti umani l’ondata di repressione che si è verificata quest’anno in vista della ricorrenza – infatti quando ricorrono appuntamenti ‘politici’ in Cina gli arresti preventivi dei critici del regime sono abituali – è stata “più severa” degli ultimi anni. Altri critici del Pcc, ultraottantenni, sono stati costretti ad allontanarsi da Pechino.
Anche l’artista australiano di origine cinese Guo Jian è stato arrestato qualche giorno fa: sarebbe colpevole di aver rilasciato una lunga intervista al Financial Times, in cui veniva mostrato il suo ultimo lavoro, The Square, un modellino di piazza Tiananmen ricoperto di carne macinata, in ricordo delle vittime dell’Esercito di Liberazione Popolare. E’ stato prelevato dalla sua abitazione di Songzhuang, una zona alla periferia est di Pechino in cui risiede una colonia di artisti, e il Sydney Morning Herald ha riferito che prima dell’arresto è riuscito a inviare due sms agli amici per informarli che veniva portato via dalla polizia.
Guo oggi ha 52 anni e nel 1989 aveva appena terminato il servizio militare. All’epoca si unì alle proteste degli studenti che avevano occupato la piazza centrale di Pechino per chiedere la democrazia. L’artista era in piazza anche al momento del massacro, e ha detto che “gli sembrava di essere in guerra”. In seguito è emigrato in Australia dove ha vissuto 13 anni ed ha ottenuto la cittadinanza. L’ambasciata australiana a Pechino ha fatto sapere di aver chiesto informazioni al governo cinese in merito all’arresto.
Intanto non si fermano le celebrazioni: si terrà lo stesso ad Hong Kong la tradizionale veglia in ricordo delle vittime, e gli organizzatori prevedono la partecipazione di 150mila persone.
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