
La Ferrari Dino 246 SP è un’auto che farebbe la gioia di ogni collezionista. Viene prodotta in due soli esemplari nel 1961, ma porta un ventata di novità nella cultura aziendale della casa di Maranello. Con la sua particolare disposizione meccanica, che fa esordire lo schema del motore posteriore sulle vetture a ruote coperte, dà un ulteriore scossone alla filosofia di Enzo Ferrari, che voleva i buoi davanti al carro. Da quel momento sarà un fiorire di prodotti dotati della nuova (e più efficace) architettura tecnica.
Per questa ragione la 246 Sp viene considerata un modello di svolta. La linea, goffa e poco garbata, ha dalla sua una grande efficienza aerodinamica, che deriva da approfonditi studi in galleria del vento condotti da un brillante “manovratore” dei flussi: Carlo Chiti. Ecco il perché della presenza di alcuni elementi, come la coda tronca, destinati a segnare la produzione futura del “cavallino rampante”.
Il muso si richiama a quello della 156 F1, quasi a sottolineare la discendenza diretta dalle conoscenze tecniche maturate nella massima Formula. L’auto sprigiona l’essenza delle creature da corsa. I progettisti dispongono al meglio gli organi meccanici (e i relativi accessori), per conseguire un ottimale bilanciamento, che ne migliora la resa. Grazie alle sue dimensioni compatte il motore è arretrato verso l’abitacolo, alle spalle del pilota, quindi in posizione centrale.
Si tratta di un’unità a 6 cilindri da 2.4 litri, alimentata da maestosi carburatori Weber, che la dissetano con inebrianti abbuffate di ottani. Sprigiona vitalità sportiva, elargita con grinta da ognuno dei suoi oltre 275 Cv, erogati a 7500 giri al minuto. Il rombo possente che ne caratterizza l’azione tradisce la grande forza motrice, capace di imprimere un ritmo forsennato ai 590 kg della 246 Sp. Le sospensioni a ruote indipendenti garantiscono un comportamento ideale, sfruttando i vantaggi connessi al baricentro basso. Da queste eccellenti premesse non può che derivare un curriculum di grande spessore. I risultati confermeranno la fondatezza della previsione!
A Sebring, nella gara di esordio del 25 marzo 1961, la vettura condotta da Wolfgang Von Trips mette in risalto il suo temperamento, tenendo testa ai bolidi di più elevata cubatura, che godono dei favori del pronostico. Questo, almeno, fino all’uscita di pista del blasonato pilota tedesco, protagonista della meravigliosa performance iniziale. Alla Targa Florio, la “rossa” condotta da Von Trips e Gendebien giunge prima al traguardo di Cerda, aggredendo con rara efficacia le mille curve del catino madonita. Terza alla 1000 km del Nurburgring e seconda alla 3 Ore di Daytona, la 246 Sp torna a vincere alla Targa Florio dell’anno successivo con Gendebien, Rodriguez e Mairesse.
Il bolide di Maranello, che dimostra di trovarsi a suo agio sulle tormentate strade siciliane, nel 1962 trionfa anche alla 1000 Km del Nurburgring, con Hill e Gendebien, e sul circuito di Brands Hatch, con Parkes. L’arma del Commendatore, nonostante la piccola cilindrata, riesce a dare la paga alle avversarie più accreditate. Ancora una volta Ferrari partorisce un fenomeno su quattro ruote, che contribuisce pesantemente alla conquista del titolo Costruttori.
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