
The Eiffel tower's lights are switched off in Paris on January 8, 2015, in tribute to the twelve people killed the day before in an attack by two armed gunmen on the offices of French satirical newspaper Charlie Hebdo in Paris. A huge manhunt for two brothers suspected of massacring 12 people in an Islamist attack at a satirical French weekly zeroed in on a northern town after the discovery of one of the getaway cars. As thousands of police tightened their net, the country marked a rare national day of mourning for Wednesday's bloodbath at Charlie Hebdo magazine in Paris, the worst terrorist attack in France for half a century. AFP PHOTO / JACQUES DEMARTHON (Photo credit should read JACQUES DEMARTHON/AFP/Getty Images)
Charlie Hebdo: la Francia è in lutto. Ecco la foto della Tour Eiffel spenta, lasciata al buio in memoria delle dodici vittime del brutale attacco armato alla sede del giornale satirico.
Un omaggio retorico che non è affatto nello stile del giornale e dei suoi redattori.
I quali, sopravvissuti alla strage, preparano già il prossimo numero, con una copertina dissacrante della stessa tragedia, sulla quale campeggia la scritta «Cercasi urgentemente 6 disegnatori».
Su Micromega, Marco d’Eramo contesta proprio questo sfoggio di retorica:
«Da ieri soggiornare in Francia, come mi capita, è un’esperienza allucinante. I “valori repubblicani” vengono sbandierati, strombazzati e spalmati nei media fino a divenire una gelatina disgustosa se si pensa a tutte le vignette feroci che i Wolinski e i Cabu avevano dedicato a Marianna, il simbolo della repubblica (e del repubblicanismo) francese: quando ancora si chiamava Hara-Kiri, fu chiuso per un titolo “irriverente” sulla morte di De Gaulle: una settimana dopo al suo posto veniva fondato Charlie Hebdo. Oggi questi paladini del ridicolo, questi eroi del salace e del grottesco sono mortificati dai minuti di silenzio, dalle bandiere a mezz’asta, dalle luci della Torre Eiffel spente: viene voglia di chiedere un’aspettativa dal pianeta terra».