
MAAM. Sigla che significa “Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz”. Un vecchio mattatoio ristrutturato che oggi è una delle realtà artistiche più eclettiche di Roma. Anzi, della periferia di Roma, visto che il MAAM si trova nel quartiere Prenestino della città, un ex zona residenziale che da qualche anno sta conoscendo il processo di gentrification, con una fioritura di centri culturali e artistici più di nicchia.
Una realtà che nasce nel 2009 dopo l’occupazione dell’ex stabilimento del salumificio Fiorucci in via Prenestina 913, in Metropoliz, e che proprio nell’occupazione si prefigge 2 scopi: risolvere la questione abitativa per molti abitanti del quartiere e dotarlo di uno spazio artistico nuovo, fresco e aperto.
Un progetto che si realizza totalmente nel 2012, con la volontà di Giorgio de Finis (antropologo, artista e regista) in collaborazione con i Blocchi Precari Metropolitani e gli abitanti di Metropoliz. Come si legge sul sito, il MAAM nasce e si pone
“in concorrenza con le grandi istituzioni museali italiane e della capitale (il MAXXI e il MACRO), facendo della sua perifericità, della sua totale assenza di fondi, della sua non asetticità (il MAAM è un museo abitato, “reale”) il suo punto di forza”.
Lo scopo è quello di avviare un rapporto tra arte e città, in particolare tra arte e periferia e di “trasformare l’intera fabbrica occupata in un super-oggetto e in un soggetto d’arte collettiva”.
Difendere l’occupazione abitativa, fare denuncia sociale, mettere la periferia al centro dell’arte e viceversa, questo vuole fare il MAAM di Metropoliz, dove vivono più di 200 persone di etnie e origini diverse. Dare valore ad un luogo, rendendolo più vivibile a chi lo abita, permettendo loro di vivere il museo nel vero senso della parola ma anche metterlo in mostra all’esterno, con opere d’arte di artisti provenienti da tutto il mondo.
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