
Austrian leading visual artist Hermann Nitsch is pictured prior to the opening of an exhibition named "Vorbilder, Zeitgenossen, Lehre" (Contemporaries, Archetypes, Doctrine) at the Kunstlerhaus Museum on June 25, 2009 in Vienna. AFP PHOTO / DIETER NAGL (Photo credit should read DIETER NAGL/AFP/Getty Images)
Il 10 luglio fino al 20 settembre arriva a Palermo l’arte di Hermann Nitsch, artista austriaco noto per le sue tele in cui utilizza sangue animale, carcasse mutilate e altri corpi di animali crocifissi. Arriva, o meglio, dovrebbe arrivare, a meno che la petizione lanciata dai palermitani affinchè la mostra non venga installata avrà la meglio.
Das Orgien Mystherien Theater (“Il Teatro delle Orge e dei Misteri”) è la rassegna in programma allo spazio espositivo comunale dello Zac, ai Cantieri culturali della Zisa. Una rassegna che sta alzando numerose polemiche all’interno della comunità artistica e animalista, palermitana e non.
Il tutto è partito con una petizione online lanciata da Antonio Leto, componente del del consiglio internazionale danza dell’Unesco: l’uomo ha chiesto al sindaco di Palermo Leoluca Orlando di annullare l’evento. Con lui, le firme di migliaia – attualmente più di 50 mila in pochi giorni – di persone che rifacendosi alla Dichiarazione universale dei diritti degli animali considerano questa esposizione oltre che di cattivo gusto, contraria alla difesa dei più deboli e degli animali nello specifico. La petizione si attiene al punto 10 della Dichiarazione che dice: “Le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano gli animali sono incompatibili con la dignità dell’animale“, pertanto la performance dell’artista viennese va contro la legge.
Quello di Palermo non è un caso isolato: già a febbraio un’altra petizione online aveva bloccato la mostra di Nitsch in Messico, in programma al museo Jumex di Città del Messico, con le stesse motivazioni. E se da una parte critici d’arte ritengono che quella di Nitsch non sia niente di scandaloso, ma qualcosa di visto e rivisto – sottintendendo in qualche modo l’autorizzazione all’esposizione e quindi alla totale espressione dell’arte – dall’altra l’opinione pubblica non ha alcuna intenzione di vedere animali squartati davanti ai loro occhi.
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