
CHARLESTON, SC - JUNE 19: Mourners continue to file past the historic Emanuel African Methodist Episcopal Church, June 19, 2015 in Charleston, South Carolina. Authorities arrested Dylann Storm Roof, 21, of Lexington, South Carolina, after he allegedly attended a prayer meeting at the church for an hour before opening fire and killing three men and six women. Among the dead is the Rev. Clementa Pinckney, a state senator and a pastor at the church, the oldest black congregation in America south of Baltimore, according to the National Park Service. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)
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I casi di violenza sulle donne non sono fenomeni isolati, ma sono ancora poche le donne che denunciano. Hanno paura di non essere protette, di non essere difese e magari anche di perdere il lavoro. Il quarto decreto delegato della legge sul jobs act per le donne vittime di violenza maschile e che sono inserite, in base alla legge 119/2013, in percorsi di protezione attraverso i servizi sociali del Comune di residenza, o dei centri antiviolenza e delle case rifugio porta qualche interessante cambiamento.
La donna che ha un lavoro dipendente (anche a progetto) ha diritto di astenersi o sospendere il rapporto di lavoro per tre mesi per motivi legati al percorso di protezione. Ovviamente, è tenuta ad avvisare almeno sette giorni prima, indicandone le date di inizio e termine, presentando anche idonea certificazione.
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In questo periodo ha diritto a piena retribuzione e le vengono versati i contributi. Non c’è alcuna perdita ai fini economici, né a quelli pensionistici. Non è tutto, può esserci anche la modalità oraria oltre a quella giornaliera. L’ipotesi oraria è consentita in una misura pari alla metà dell’orario medio giornaliero svolto nel mese precedente a quello nel corso del quale inizia il congedo. Può quindi chiedere di passare al art time e di riapplicare poi il full time sulla base delle proprie necessità.