
[blogo-gallery id=”129895″ layout=”photostory” title=”Da Raffaello a Schiele – Le opere” slug=”da-raffaello-a-schiele-le-opere” id=”129895″ total_images=”9″ photo=”0,1,2,3,4,5,6,7,8″]
Una vera e propria camera delle meraviglie quella che fino al 7 febbraio 2016 si è ricreata negli spazi espositivi di Palazzo Reale a Milano. La mostra Da Raffaello a Schiele inaugurata il 16 settembre è l’occasione per esaltare i capolavori dell’arte europea, che arricchiscono i musei di tutto il mondo. Per l’esposizione 76 opere dal Rinascimento al Novecento, provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, ricreano le sale del museo della capitale ungherese, frutto di un’ intensa collaborazione con il Palazzo Reale di Milano e Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.
L’assessore alla Cultura Filippo Del Corno riconosce l’importanza di un dialogo tra le due istituzioni che si alimentano di un confronto culturale con radici profonde nel passato e afferma:
Una prestigiosa collaborazione internazionale che contribuisce ad arricchire il palinsesto di ExpoinCittà, offrendo a milanesi e visitatori un’occasione preziosa per conoscere la storia dell’arte europea e le radici della nostra cultura.
Il Museo di Belle Arti di Budapest, aperto al pubblico nel 1906, grazie alle donazioni e ai lasciti dei nobili e del clero, vanta di una collezione completa di opere dell’arte europea, dal Medioevo al Novecento e rppresentan uno degli esempi più ricchi di collezione. Il Museo ha già collaborato con Milano per il prestito della Madonna Esterházy di Raffaello lo scorso dicembre, registrando un notevole successo.
Le opere divise in otto sale secondo un criterio cronologico: dal ‘500 al ‘900 delle Avanguardie, accolgono dipinti di Raffaello, Goya, Manet, Canaletto, Cezanne, Gauguin, Rodin, Lorrain, El Greco, Leonardo, Van Gogh e Schiele. Insieme ai dipinti anche 8 disegni preparatori di Leonardo, Rembrandt, Parmigianino, Annibale Carracci, Van Gogh, Heintz e Schiele, ma anche opere su carta e 4 bozzetti in bronzo.
[related layout=”big” permalink=”http://www.artsblog.it/post/129890/da-raffaello-a-schiele-orari-biglietti”]La mostra sarà visitabile fino al 7 febbraio 2016.[/related]
Ecco il percorso della mostra:
Prima sala: l’Alto Rinascimento italiano, rappresentato dalla Madonna Esterhazy di Raffaello (ca. 1508), dai disegni di Leonardo come lo Studio di testa per la battaglia di Anghiari (1503-1504) e il dipinto mitologico di Lorenzo Lotto Apollo dormiente e le Muse.
Seconda sala: dalla perfezione del disegno alla perfezione del colore con i dipinti della Scuola Veneta della Serenissima. In mostra la Cena in Emmaus di Tintoretto, i ritratti di Tiziano, Veronese e Moroni, la Maddalena di El Greco, di scuola veneta.
Terza sala: l’arte del Rinascimento a confronto: la scuola fiamminga, italiana e tedesca, nell’epoca della riforma luterana che ha dato il via all’arte della Controriforma. Esposti Lukas Cranach, Dürer, Altdorfer, van Heemskerck e Bronzino.
Quarta sala: l’esplosiva vitalità dell’arte barocca del Seicento condensata nelle opere di Velasquez, Rubens e Artemisia Gentileschi.
Quinta sala: approfondisce l’età barocca nelle varianti delle altre scuole del Seicento europeo. Presenti in sala l’opera Villa nella campagna romana di Claude Lorrain, i ritratti di Frans Hals e di Anthony van Dyck, lo spagnolo Murillo e Rembrandt.
Sesta sala: si concentra sul Settecento dominato dalla scuola veneziana, da Tiepolo, Bellotto e Canaletto; messe a confronto tre opere di Goya: Ritratto di Manuela Ceán Bermúdez, la Portatrice d’acqua e L’arrotino.
Settima Sala: l’Ottocento si apre con la sala dedicata al Simbolismo internazionale di marca ungherese con opere di Joszef Rippl-Ronai, Janos Vaszary, influenzati dalla Secessione Viennese. Armold Böcklin, Franz von Stuck e Auguste Rodin accanto ai simbolisti italiani come Segantini ci svelano un’Età dell’oro tra miti e paure.
Ottava sala: L’ Impressionismo è introdotto dal dipinto Donna con il ventaglio di Edoaurd Manet e dalle nature morte di Cezanne. Di Monet trovate i Tre pescherecci (1886) di Van Gogh il Giardino in inverno a Nuenen, (1884) e di Gauguin Maiali neri (1891). Egon Schiele con l’opera Due Donne che si Abbracciano (1915) chiude la mostra.
Foto|daraffaelloaschiele