
Anche l'Italia ha la sua Stonehenge - (pinkblog.it)
Dove la terra rossa si alterna a distese di ulivi e muretti a secco, si celano antichi misteri. Una Stonehenge tutta italiana. Ecco dov’è
Sono megaliti preistorici disposti in cerchi e file, testimoni silenziosi di civiltà scomparse, simili – per fascino e suggestione – alle celebri strutture di Stonehenge. Ma qui non siamo nel sud dell’Inghilterra, bensì in un angolo d’Italia ancora poco conosciuto sotto il profilo archeologico: una sorta di “Stonehenge mediterranea”, tutta da riscoprire.
Quando si parla di monumenti megalitici, la mente corre subito alle distese erbose del Wiltshire, dove Stonehenge da millenni attira studiosi e curiosi da tutto il mondo. Il celebre sito, risalente a circa 5000 anni fa, con i suoi giganteschi blocchi disposti in cerchi concentrici, continua a suscitare interrogativi sulle conoscenze astronomiche e religiose delle popolazioni neolitiche.
La “Stonhenge italiana”
Ma le costruzioni megalitiche non sono un’esclusiva delle Isole Britanniche. La cultura dei dolmen – dal bretone “tavola di pietra” – si diffuse, nel corso della preistoria, anche nel bacino del Mediterraneo. In Italia, uno dei principali epicentri di questa antica civiltà è proprio la Puglia.

A cavallo tra Bisceglie e Corato, il territorio murgiano custodisce alcuni tra i più imponenti e meglio conservati dolmen italiani. Veri e propri monumenti funerari risalenti all’Età del Bronzo, nati per ospitare le sepolture di membri eminenti della comunità. Strutture composte da enormi lastroni verticali che sostenevano imponenti coperture orizzontali, talvolta protette da tumuli di pietre e terra.
Tra questi spicca il Dolmen della Chianca, una delle testimonianze più significative del megalitismo pugliese. Raggiungibile percorrendo sentieri rurali tra campi coltivati, è databile tra il 1200 e il 1000 a.C. e conserva una struttura imponente e ancora ben leggibile. Al suo interno sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici.
Non lontano si trova anche il Dolmen dei Paladini, immerso in un paesaggio punteggiato di trulli. Il monumento, orientato verso est come omaggio simbolico alla rinascita solare, prende il nome da una leggenda secondo cui fu costruito da giganti mitici: i Paladini, appunto. Anche in questo caso si tratta di un’antica tomba collettiva risalente alla seconda metà del secondo millennio a.C.
A completare il trittico della “Stonehenge pugliese”, c’è il Dolmen di San Silvestro, circondato da ulivi e carrubi, adagiato su un terrazzo naturale affacciato verso la costa barese. Con la sua galleria d’accesso ancora ben conservata, rappresenta uno degli esempi più compiuti di tomba a corridoio dell’Italia meridionale.
Questi dolmen, disseminati tra pietraie e campi, costituiscono un tesoro culturale ancora poco conosciuto. Mentre Stonehenge è diventata un simbolo globale, le strutture megalitiche della Puglia restano fuori dai grandi circuiti turistici. Eppure raccontano una storia millenaria che merita ascolto: quella di una civiltà che, migliaia di anni fa, scolpiva nella pietra il suo legame con la natura, la morte e il cosmo.