
L'Hotel ti deve rimborsare tutto quello che hai speso in questi casi - pinkblog.it
Se l’albergo non garantisce il comfort promesso, il cliente può invocare la tutela prevista dal codice civile e chiedere rimedi che vanno dal rimborso al danno da vacanza rovinata.
In estate, quando le temperature diventano insopportabili, l’aria condizionata è tra i servizi più ricercati dai turisti. Al momento della prenotazione, molte strutture la indicano come comfort incluso, spesso al pari del wi-fi o della piscina. Ma cosa accade se, una volta arrivati in hotel, ci si accorge che l’impianto non funziona o non è proprio presente? La questione non è banale, perché si entra nel campo dell’inadempimento contrattuale e delle possibili azioni legali che il cliente può intraprendere.
La mancanza dell’aria condizionata come violazione del contratto
Il codice civile, agli articoli 1175 e 1375, stabilisce che le parti di un contratto devono agire con correttezza e buona fede. Questo principio si traduce, per l’albergatore o il tour operator, nell’obbligo di rispettare i servizi promessi al cliente. Se l’aria condizionata era esplicitamente menzionata tra le dotazioni della camera e poi risulta assente o guasta, ci si trova davanti a una violazione contrattuale evidente.

Anche in assenza di una promessa esplicita, i giudici hanno più volte riconosciuto che la climatizzazione può essere “ragionevolmente attesa” in base al livello della struttura, al costo della camera o al periodo dell’anno. Un hotel a quattro stelle nel mese di agosto, ad esempio, difficilmente può giustificare la mancanza di un impianto di raffreddamento. In questo caso, l’inadempimento viene comunque considerato rilevante.
Di fronte a un simile disservizio, il turista non è privo di strumenti. La legge consente di chiedere una riduzione del prezzo, proporzionata alla diminuzione della qualità del soggiorno, o addirittura la risoluzione del contratto nei casi più gravi, con rimborso totale della somma pagata. In aggiunta, quando la mancata climatizzazione ha prodotto disagi fisici o psicologici, il cliente può chiedere anche un risarcimento del danno.
Dal rimborso al “danno da vacanza rovinata”
Il concetto più significativo, introdotto anche dalla giurisprudenza europea, è quello di “danno da vacanza rovinata”. Si tratta del pregiudizio subito dal turista che non ha potuto godere del relax e dello svago per cui aveva pagato. Non serve dimostrare una perdita economica: bastano le prove di stress, notti insonni, fastidi fisici o disagio emotivo causato dall’assenza del servizio.
In pratica, se durante il soggiorno il cliente ha dovuto dormire con le finestre aperte subendo punture di zanzare, se ha sofferto il caldo tanto da non poter riposare o se l’esperienza stessa della vacanza è stata compromessa, può ottenere un indennizzo. L’importo varia caso per caso e viene stabilito dal giudice, valutando la durata del disservizio in rapporto a quella del soggiorno e lo scopo del viaggio.
Il cliente che subisce un simile disagio deve raccogliere prove concrete: fotografie della camera senza impianto, comunicazioni con la reception, eventuali certificati medici se il caldo ha avuto conseguenze sulla salute. Con questa documentazione può rivolgersi a un avvocato o, nei casi più semplici, tentare una mediazione diretta con l’albergatore o il tour operator.
Ricapitolando, la mancanza di aria condizionata può non essere solo un fastidio, ma un vero e proprio inadempimento che apre la strada a rimborsi, risarcimenti e tutele legali.