
Brutte notizie per i pensionati italiani - (pinkblog.it)
Ennesima allerta nel mondo pensionistico italiano. Ecco come tutto potrebbe essere rimesso in discussione tra pochi giorni
Sono tanti i pensionati italiani che si trovano in una situazione delicata: senza un intervento immediato rischiano di perdere definitivamente il proprio trattamento previdenziale e, in aggiunta, di dover restituire le somme già percepite negli anni scorsi.
Il problema riguarda chi beneficia di prestazioni collegate al reddito, per le quali è obbligatorio comunicare ogni anno all’INPS i dati fiscali aggiornati. L’istituto, infatti, necessita di queste informazioni per confermare che il pensionato abbia ancora diritto agli importi erogati.
Chi rischia la revoca
I più esposti sono coloro che non hanno trasmesso la dichiarazione dei redditi tramite modello 730 o modello Redditi. In assenza di questa comunicazione, l’INPS non può verificare la situazione economica e avvia un processo che parte con la sospensione e si conclude con la revoca definitiva della prestazione. La revoca, però, non si limita a interrompere i pagamenti futuri: comporta anche la richiesta di restituzione delle somme già corrisposte, calcolate sulla base del reddito dell’anno 2021, ancora non dichiarato da molti beneficiari.

Il termine ultimo per mettersi in regola è fissato al 19 settembre. Dopo questa data, chi non avrà presentato la documentazione richiesta perderà ogni possibilità di sanare la propria posizione. In concreto, significa che da ottobre i pensionati inadempienti non solo non riceveranno più la pensione, ma dovranno affrontare anche un debito verso l’INPS.
Durante l’estate, l’istituto ha già inviato solleciti e applicato le prime misure di pressione. Nei cedolini di agosto e settembre è comparsa una trattenuta del 5% con la dicitura “Trattenuta per mancata comunicazione reddito art. 35, comma 10 bis, d.l. 207/2008”. Questo addebito è stato interpretato come un ultimo avvertimento: chi lo ha visto nel proprio cedolino deve agire senza esitazioni.
Il provvedimento non riguarda tutte le tipologie di pensione. A rischio ci sono: integrazione al minimo, maggiorazione sociale, quattordicesima, importo aggiuntivo, prestazioni soggette a limiti di cumulabilità (pensioni ai superstiti e assegno ordinario di invalidità). Restano escluse, invece, le pensioni assistenziali come quelle di invalidità civile e gli assegni sociali.
Per evitare la revoca è necessario presentare all’INPS la cosiddetta “ricostituzione reddituale”, ossia la documentazione relativa ai redditi 2021. I soggetti interessati hanno già ricevuto comunicazioni tramite PEC, email o lettere cartacee. In alternativa, la notifica è recuperabile accedendo all’area personale MyINPS. Chi rispetterà il termine del 19 settembre manterrà il diritto alla pensione. Chi invece non invierà la documentazione entro quella data si troverà inevitabilmente a dover affrontare sia lo stop delle erogazioni sia la restituzione delle somme percepite in eccesso.