Il nuovo meccanismo dei rinnovi lascia scoperto un mese all’anno: ecco perché gli importi si riducono.
Negli ultimi anni l’Assegno di inclusione è diventato una delle misure più discusse del panorama sociale italiano. Nato per proteggere i nuclei più fragili, il sussidio ha accompagnato migliaia di famiglie lungo un periodo segnato da inflazione, rincari e precarietà diffusa. Ma il 2026 porta con sé un cambiamento che incide in modo diretto sulle entrate di chi lo percepisce.
Tra le pieghe della nuova legge di Bilancio, infatti, si nasconde un dettaglio tutt’altro che secondario: la perdita del bonus che finora compensava il mese di sospensione obbligatoria tra un periodo di erogazione e il successivo. È un passaggio quasi tecnico, ma con conseguenze molto concrete.
Basta parlare con gli assistenti dei servizi sociali per capire quanto quel “mese coperto” facesse la differenza. Una coordinatrice di quartiere, a Roma, racconta che molte famiglie usavano proprio quel contributo per far fronte alle spese impreviste di fine anno. Ora la situazione cambia, e il margine di manovra si restringe.
Il paradosso è che l’Assegno diventa una misura più stabile sul lungo periodo, ma allo stesso tempo meno generosa nel breve. Una contraddizione solo apparente, che nasce dalla nuova architettura della prestazione.
Perché dal 2026 si riceve una mensilità in meno
Ecco come funziona in pratica. La normativa dell’Assegno di inclusione prevede che ogni ciclo di erogazione duri 18 mesi. Al termine, la famiglia deve presentare una nuova domanda, ma non può farlo subito: serve attendere il mese successivo all’ultimo accredito. Anche quando la domanda viene accolta, i pagamenti riprendono dal mese dopo.
Il motivo è più semplice di quanto si pensi: il legislatore ha voluto introdurre una pausa tecnica per verificare nuovamente i requisiti. Fino al 2025 questa sospensione era “ammortizzata” da un contributo fino a 500 euro, creato proprio per evitare buchi nei bilanci familiari. Dal 2026, però, quel tampone sparisce e il mese rimane scoperto.
A questo effetto si aggiunge un’altra novità meno evidente ma determinante. Dopo i primi 18 mesi, ogni rinnovo successivo dura al massimo 12 mesi. Significa che la sospensione si ripeterà ogni anno, generando un vuoto fisso nei pagamenti. Una famiglia che si trova al primo rinnovo nel 2026, per esempio, riceverà undici mensilità reali nell’arco dell’anno solare. E la stessa dinamica tornerà puntualmente nei cicli successivi.

Perché dal 2026 si riceve una mensilità in meno – pinkblog.it
Questo piccolo dettaglio fa davvero la differenza nei conti di chi già vive con un margine risicato. Non c’è una riduzione dell’importo mensile, ma una mensilità in meno si traduce in una perdita significativa sul totale annuale.
Il nuovo assetto dell’Assegno di inclusione rende la misura più stabile nel tempo, ampliando la possibilità di rinnovo per chi mantiene i requisiti. Ma la stabilità, da sola, non basta quando un mese scoperto diventa la norma. Prepararsi a gestire questo intervallo obbligatorio sarà fondamentale per pianificare le spese dell’anno. Un piccolo aggiustamento nella gestione del budget può aiutare a compensare un meccanismo che, da ora in avanti, farà parte della routine del sussidio.

Assegno di inclusione, brutte notizie per le famiglie: mensilità ridotte dal prossimo anno - pinkblog.it











