Attualità
Daisy Osakue: il razzismo si combatte con lo sport
L’atleta italiana Daisy Osakue aggredita con le uova reagisce agli aggressori con la determinazione e intende partecipare agli Europei di atletica a Berlino il 9 agosto

Fino a una settimana fa Daisy Osakue la conoscevano molto bene solo gli addetti ai lavori e gli appassionati di atletica leggera, adesso il nome di questa ragazza di 22 anni di origini nigeriane ha conquistato gli onori della cronaca per un motivo davvero triste: è stata vittima di razzismo. La sua storia ormai la conosciamo tutti, nella notte tra il 29 e il 30 luglio mentre rientrava a casa a Moncalieri, nel torinese è stata aggredita da un’auto in corsa che le si è avvicinata e il passeggero le ha tirato delle uova in faccia. I gusci le hanno danneggiato l’occhio ed adesso ha il viso tumefatto. Daisy risponde al razzismo, ai suoi aggressori e a tutti quelli che hanno trovato scuse con la sua forza, nonostante quello che le è successo parteciperà agli Europei di atletica a Berlino e il 9 agosto scenderà in campo con la maglia azzurra e andrà a caccia di record per la bandiera italiana.
Daisy Osakue è un’atleta italiana, di origini nigeriane e nata a Torino, è specializzata nel lancio del disco, ed è la primatista italiana under 23. Il suo record personale nella specialità è di 59,72 metri, ed è la quarta miglior performance italiana di sempre, e ricordiamoci che ha solo 22 anni ed esponenziali margini di miglioramento.
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In un’intervista al Corriere della Sera, Daisy Osakue ha dichiarato: [quote layout=”big” cite=”Daisy Osakue]“Ho avuto molta paura. Ero sola, in una stradina buia: ho creduto che mi avessero buttato addosso dell’acido. La zona in cui è avvenuta è frequentata da prostitute africane. Quelle persone devono avermi scambiata per una di loro. Non volevano colpire me come Daisy, ma in quanto ragazza di colore. Per me è stato razzismo: lo credo al 120 per cento”.[/quote]
Daisy Osakue ha le risorse per avere il giusto rispetto, le scuse e per vendicarsi sul campo, dimostrando di essere una grande atleta. Il guaio è che episodi come questo non guardano in faccia nessuno, fosse stata un’immigrata qualsiasi, una prostituta, una mendicante o chiunque altro, il danno sarebbe stato uguale, ma chissà se sarebbe andata a farsi curare, chissà se avrebbe ricevuto sostegno e aiuto.
Viviamo in un paese che è frutto di contaminazioni, di influenze di moltissimi paesi diverse, nel nostro sangue scorre quello dei nostri antenati e nonostante ciò non riusciamo ad essere lucidi, a non confondere la rabbia per le possibilità che ci nega il nostro paese con l’accoglienza di persone che scappano dal proprio paese per avere una chance di sopravvivere.
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La storia di Daisy Osakue ci deve far capire che nessuna forma di razzismo e violenza (fisica e verbale) deve essere tollerata, e fa rabbia che l’aggressione di una 22enne deve ancora insegnare qualcosa.
Gli aggressori sono stati identificati, sono tre ragazzi italiani che usavano l’auto del padre consigliere comunale del Pd
