Da quando il “superteste” Marco Fassoni Accetti ha cominciato a collaborare con la giustizia, il caso Emanuela Orlandi sta acquisendo risvolti sempre più inquietanti e ramificazioni impensabili, in cui il rapimento della 15enne “con la fascetta”, figlia di un funzionario vaticano avvenuto 22 giugno del 1983, è il fulcro attorno a cui si avvitano altri episodi criminali aventi la stessa matrice.

Dopo aver raccontato del sequestro della studentessa Mirella Gregori deciso dalla sedicente organizzazione segreta di cui faceva parte, che aveva come scopo quello di creare pressioni a livello internazionale per “proteggere” il dialogo tra Vaticano e Paesi dell’Est (siamo in piena guerra fredda, all’indomani, per altro, del fallito attentato a Giovanni Paolo II) Il Fassoni Accetti associa ai due sequestri anche un altro caso di cronaca nera che colpì l’opinione pubblica ai tempi: l’omicidio di Caterina-Katy Skerl.

Questa era una studentessa 17enne di liceo artistico, figlia di un regista americano, che abitava a Montesacro (Roma) e che venne trovata uccisa (per strangolamento) il 22 gennaio 1984 a Grottaferrata, in una vigna. Cosa può collegare questo terribile omicidio di un’adolescente, ai rapimenti di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori che il superteste aveva definito “sequestri bluff“, organizzati con la complicità di amiche compiacenti per ricattare e destabilizzare ambienti vicini alla Santa Sede? Al momento la matassa non è stata sbrogliata (anzi, questa ulteriore tessera del puzzle sembrerebbe quasi buttata lì giusto per gettare fumo negli occhi degli inquirenti, che infatti la prendono con le dovute cautele).

In effetti cosa lega le tre ragazzine se non il fatto di essere state studentesse romane molto carine, con la sfortuna di frequentare ambienti vicini all’organizzazione in cui Marco Fassoni Accetti – di professione regista cinematografico indipendente – recitava il ruolo di “telefonista“, oltre che di organizzatore? E perché, se Emanuela e Mirella vennero rapite solo a scopo dimostrativo, e oggi sarebbero entrambe vive a Parigi, la povera Caty venne invece “fatta fuori”? La ragazza era scomparsa da casa nel primo pomeriggio del 21 gennaio, il giorno prima del ritrovamento del suo cadavere, dopo essersi recata sulla Tuscolana per incontrare un’amica. Dopo, il buio, e un mostro che l’attendeva con un fil di ferro.

Restano tanti, troppi dubbi e domande senza risposta, intrecci non svelati e punti interrogativi che riguardano la stessa persona di Fassoni Accetti, reo di aver ucciso, mettendolo sotto con il suo furgone, un 12enne figlio di un funzionario uruguayano dell’ONU, Josè Garramon, nel 1983. Un incidente, dovuto all’oscurità, così si era giustificato il superteste (assolto in fase processuale), dichiarando, però, che il ragazzino era stato spinto sotto l’auto, di proposito. Da chi? Ragazzini e ragazzine coinvolte in gioco di spionaggio più grande di loro, o il parto di una mente suggestionata e instabile, di un mitomane?

Via| il Corriere della sera

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ultimo aggiornamento: 26-04-2013