Per Ferragosto la gente va in vacanza, ma qualcuno (con conti faraonici) concentrerà le sue attenzioni sulla vendita all’asta di una Ferrari 250 GTO, che il 15 agosto passerà sotto il martello del banditore di Bonhams.

Un’occasione ghiotta e imperdibile per i paperoni del mondo, che potranno assicurarsi un capolavoro assoluto, la cui presenza in garage rende unica ogni collezione, assicurando l’accesso ad un club esclusivo invidiato da tutti.

L’esemplare in vendita, offerto alla tentazione dei potenziali acquirenti nel suggestivo scenario del Quail Lodge and Golf Club di Carmel Valley (California), è quello con il numero di telaio 3851 GT. Il lotto, proposto senza alcuna riserva di prezzo, segnerà certamente una cifra record durante il Monterey Classic Car Week.

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Lo scorso anno un modello della stessa famiglia è passato di mano per la stratosferica cifra di 52 milioni di dollari, pari a 38.4 milioni di euro. Fino al giorno prima apparteneva al collezionista statunitense Paul Pappalardo, che lo aveva custodito gelosamente per 39 lunghissimi anni.

Ho avuto il privilegio di salire e camminare su questa vettura. Ricordo un simpatico episodio: quando giunse il momento di scendere, il cavetto di apertura della porta era leggermente duro. Per paura di fare danni, visto il valore dell’auto, chiesi aiuto a mister Paul, che con grande simpatia mi venne ad aprire la porta da fuori.

La 250 GTO è un sogno irraggiungibile, ma entusiasma tutti, non solo gli appassionati d’auto. Questa creatura del “cavallino rampante” ha una storia nobile, fatta di passione, bellezza e successi nelle corse.

Si tratta di un’opera davvero straordinaria. Basta guardarla per innamorarsene. La linea slanciata del cofano, il muso basso e lungo, la coda fast-back con ampio spoiler e l’armonia degli elementi consegnano agli occhi un’immagine dinamica ed aggressiva, ma anche sensuale ed elegante.

Tre feritoie semi-ovali caratterizzano il frontale, che sfoggia un incomparabile carisma. E’ un vero gioiello, che si erge ad icona del mito del “cavallino rampante”. La spinta è assicurata da un classico 12 cilindri di 3 litri, disposto longitudinalmente, derivato dal propulsore della Testa Rossa. Grazie alla potenza vicina ai 300 cavalli, sfiora i 290 km/h di velocità di punta.

L’alimentazione è affidata a una batteria di 6 carburatori doppio corpo, posti al centro della V che separa le due bancate. Il cambio a 5 rapporti sincronizzati si trova dentro l’abitacolo, per una più efficace distribuzione dei pesi. La posizione arretrata del motore migliora l’handling. I freni sono a disco, per contrastare la sua foga.

Lo sviluppo dell’auto, progettata da Carlo Chiti e Giotto Bizzarrini, venne affidato al giovane Mauro Forghieri, che si dimostrò all’altezza della situazione. Nel palmares della Gto ci sono tre allori iridati raccolti tra il 1962 e il 1964. Incredibile la lista dei suoi successi.

Questa vettura è la sintesi del mito di Maranello. Nessun altro modello è riuscito ad entrare nel cuore degli appassionati come lei. I successi a ripetizione, l’armonia dei volumi, la potenza del motore, la resistenza alla fatica e le musicalità meccaniche espresse ad ogni azione sul gas hanno lasciato un segno indelebile nella storia. Impossibile resistere al richiamo delle sue seduzioni.

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ultimo aggiornamento: 01-07-2014