Tanti sono gli autoritratti che Vincent van Gogh ha realizzato, ma quando parliamo di “Autoritratto” ci riferiamo esattamente a quello realizzato dal pittore olandese nel 1889.

L’opera, un olio su tela, si trova oggi nel Museo d’Orsay di Parigi. Considerato il migliore tra gli autoritratti dell’artista, il dipinto risale al periodo in cui van Gogh si trovava nel manicomio di Saint Remy, ricoverato in seguito ad una lunga crisi di follia durata due mesi, e durante la quale tentò di uccidersi ingerendo i colori.

Nel ritratto l’artista gioca con un contrasto: l’armonia dei colori in contrapposizione con l’instabilità delle forme e soprattutto dello sguardo. L’intento del’opera era quello di trasmettere la serenità nuovamente acquisita, da come si legge anche in una lettera indirizzata a suo fratello Theo in cui spiega come “l’espressione del mio viso sia più calma, sebbene a me pare che lo sguardo sia più instabile di prima”.

E’ lo sguardo che cattura, uno sguardo perso, allucinato, che l’artista olandese enfatizza giocando con gli spiragli grigio-verdi sullo sfondo, un turbine che denota una certa instabilità e perdita di orientamento. Come scrive Wikipedia, Antonin Artaud, grande ammiratore dell’opera di Vincent, commentando quest’opera, dirà: “Uno sguardo che colpisce per immediatezza”.

Di van Gogh esistono oltre 40 autoritratti, dipinti o disegnati, eseguiti in una decina di anni di lavoro, opere realizzate allo specchio con precisione, senza alcun compiacimento, analizzando se stesso e trasportando le sue sensazioni sulla tela.

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ultimo aggiornamento: 01-07-2016