Il termine pubalgia lo sentiamo spesso associato allo sport, perché si tratta di un problema in cui più facilmente incorrono gli atleti. Si tratta di un disturbo generico, che indica una sindrome dolorosa a carico dei muscoli e dei tendini che traversano il basso addome per congiungersi con l’osso pubico.

Questo fastidio, perciò, può essere provocato da uno strappo, da un’infezione, da una borsite, da una tendinite, da una mialgia… insomma, le cause possono essere svariate e talvolta di difficile individuazione.

In linea generale, però, quando si parla di pubalgia si intende una lesione dolorosa provocata da sforzi o da micro-traumi a carico della muscolatura, dei nervi e dei tendini della regione addominale bassa e della parte superiore della coscia che si inquadrino all’interno dell’area pubica. La pubalgia viene dai medici classificata in base alle parti coinvolte, perciò potrà essere determinata da:

  • Una tendinopatia inserzionale dei muscoli adduttori della coscia
  • Una sindrome sinfisaria, provocata da continue sollecitazioni (ad esempio in seguito ad allenamenti sportivi) dei muscoli adduttori sulla sinfisi pubica, che è l’articolazione che unisce le due parti del bacino
  • La sindrome della guaina del retto addominale, che coinvolge i muscoli addominali bassi, gli adduttori e in generale tutta la muscolatura del bacino

Quali sono i sintomi della pubalgia? Semplicemente: dolore forte che si irradia dall’inguine fino al basso ventre o alla coscia. A seconda dell’entità della lesione e dei muscoli coinvolti questo dolore sarà più o meno intenso e più o meno invalidante. Come si cura la pubalgia? Il riposo (magari con l’ausilio di una guaina elastica contenitiva) è senza dubbio la prima terapia, come sempre quando si parla di danni a livello di muscoli o tendini, tuttavia è necessario indagare l’origine del dolore se dopo 20 giorni di “fermo” la pubalgia non sia ancora passata. L’ortopedico effettuerà un esame della parte attraverso una presso-palpazione e test muscolari.

In questo modo dovrebbe essere possibile individuare il punto della lesione, ma se così non fosse, allora all’origine del dolore potrebbero esserci cause non “meccaniche” (ad esempio ginecologiche, oppure la pubalgia potrebbe esser dovuta ad un’ernia inguinale), da diagnosticare con esami radiografici, TAC o risonanza magnetica. Per la pubalgia vera a propria le terapie più efficaci, dopo il periodo di riposo, sono diverse. Si va da opportuni esercizi riabilitativi di stretching e potenziamento muscolare fino all’intervento chirurgico per i casi più gravi. Le terapie con il calore e il laser sono una possibilità da valutare con il medico.

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ultimo aggiornamento: 07-07-2013