Laura Salafia, la ragazza di Sortino in provincia di Siracusa, dopo tre anni di cure e fisioterapia torna a casa. Il 1 luglio del 2010 la donna era stata colpita da un proiettile vagante sparato dalla pistola di Andrea Rizzotti fuori dell’Università.
Ora trentaseienne, è tetraplegica e riusce a muovere solamente la testa: inizialmente aveva problemi di respirazione e nel parlare, ma la determinazione a recuperare, la solidarietà e l’amore delle persone che le se sono vicine, come il fidanzato Antonio, i genitori, gli amici, le hanno dato la forza di resistere. Ora vuole andare ancora avanti a piccoli passi, e anche laurearsi in Lingue.
Non torna a casa sua, ma entra su di una sedia a rotelle elettronica, in una casa assegnatole dal Comune in comodato d’uso, adatta alle sue esigenze grazie all’abbattimento delle barriere architettoniche e predisposto di tutto ciò che potrà esserle utile. Laura continuerà, comunque, a seguire le cure in day hospital.
Laura non sembra portare rancore per quell’uomo, nel processo d’appello condannato a sedici anni e mezzo di detenzione, anzi parla di quel tremendo evento definendolo “l’incidente”. Dalle risposte all’intervista trapela in maniera dirompente la sua grande forza interiore dovuta all’amore che la circonda e alla profonda fede:
“Prendo di positivo quanto c’è in questa vita! Ogni vita infatti vale la pena di essere vissuta, poiché è un dono. Le difficoltà non mancano a nessuno: c’è chi si fa problemi per nulla e vive male, non rendendosi conto che l’esistenza è unica e non va sprecata. Nella mia condizione cerco di testimoniare il valore di ogni attimo!”
Via | Avvenire
Foto | Solidarietà a Laura Salafia @facebook
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