Quando John F.Kennedy venne colpito a morte il 22 novembre 1963, a Dallas, sua moglie Jacqueline era al suo fianco, e fu la prima a raccogliere il corpo morente del marito, sporcandosi di sangue il civettuolo tailleur rosa confetto modello Chanel che aveva scelto di indossare per l’occasione.
Probabilmente quel fermo immagine – Jakie con la testa ferita di JFK in grembo sull’auto scoperta – rappresenta uno di quei fulminanti momenti topici che fungono da spartiacque nella storia di una nazione.

Jacqueline Kennedy, icona di stile

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La giovane nazione americana, di cui quel giovane presidente – il più giovane mai eletto – così bello e affascinante incarnava l’anima più progressista e moderna, subì uno shock profondissimo che ne cambiò per sempre i connotati. Il popolo americano aveva certo vissuto altri drammi, e JFK non era il primo presidente assassinato – basti ricordare il clamoroso omicidio di Lincoln, il presidente abolizionista, in un teatro – ma nessuno era pronto a quello che accadde 50 anni fa, in una bella mattinata novembrina di Dallas, da allora sinistramente definita la “città dell’odio”.

E se il cuore degli americani si fermò per un attimo, e tremarono le vene dei polsi alle casalinghe che si preparavano alla imminente Festa del Ringraziamento mentre guardavano la tv, fu dovuto anche all’affetto, all’identificazione, all’ammirazione assoluta che tutti nutrivano nei confronti di Jackie, la moglie perfetta del presidente perfetto. Si erano sposati nel 1953 il giovane e bellissimo senatore democratico John F. Kennedy, eroe di guerra, cattolico di origine irlandese, e la colta, elegantissima e snob Jacqueline Lee Bouvier, rampolla della miglior borghesia newyorkese.

Il matrimonio fu costellato dai tradimenti di lui, un fedifrago compulsivo (tra le sue conquiste anche la meravigliosa Marilyn Monroe), ma mai la lucida vernice delle apparenze – la coppia giovane, bella e innamorata – si screpolò in alcun punto in quel periodo tumultuoso. Jackie e John ebbero 4 figli, ma ne sopravvissero due, il piccolo John F.Junior (detto John John, morto tragicamente in un incidente aereo con la moglie nel 1999) e Caroline, anche lei impegnata in politica e attualmente ambasciatrice per la giunta Obama in Giappone.

Durante le nozze con il presidente, e i successivi primi anni di vedovanza, Jackie fu nel cuore degli americani ma ancor di più si impresse, con la sua eleganza, il suo charme, la sua intelligenza, nell’immaginario collettivo diventando un’icona quasi intoccabile. Ma Jackie non era perfetta, non era una fragile vedova bisognosa di conforto. Era una donna forte, lucida, con una forte vena trasgressiva e senza dubbio una capacità di calcolo assolutamente diamantina.

Fu forse per un bisogno di liberarsi dall’algida immagine di perfezione che i media, la famiglia Kennedy e lei stessa le avevano cucito addosso che, nel 1968, a soli 4 mesi dall’omicidio di Robert – Bobby – Kennedy, fratello di John e probabile candidato a diventare, a sua volta, il nuovo residente americano, che Jackie sposò in seconde nozze l’armatore greco Aristotile Onassis, che per lei spezzò il cuore di Maria Callas. Per l’opinione pubblica USA fu deflagrante vedere l’amatissima vedova Kennedy, colei che aveva raccolto il primo sangue del presidente colpito a morte – al braccio di un uomo così arrogante, inelegante e sgradevole a vedersi come il ricchissimo greco.

Da quel momento in avanti la bella Jacqueline perse il suo alone di perfezione ma non per questo divenne più “umana”. Diventata di nuovo vedova, ricchissima, fu filantropa e lavorò come esperta d’arte scegliendo di risiedere a New York, e e senza dubbio continuò a rappresentare un’icona di stile e di eleganza formale. Ma quando morì per un linfoma nel 1994, a soli 64 anni, furono pochi gli americani che piansero per lei. Le cronache riportano che 50 anni fa, quando stringeva il presidente sanguinante tra le braccia nella corsa verso l’ospedale, gli abbia sussurrato “Ti amo tanto, Jack“. Il cuore di Jackie rimase lì, nonostante tutto.
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Foto| via Pinterest

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ultimo aggiornamento: 22-11-2013