Le lettere d’amore hanno quel meraviglioso gusto romantico e un po’ retrò che nessun messaggino, nessuna e-mail, per quanto ben scritti, potranno mai eguagliare.

Per un San Valentino speciale da trascorrere con la vostra lei, con la donna che fa battere il vostro cuore, niente di più indicato di una bella missiva d’amore, scritta di vostro pugno, su carta da lettera, da leggere e rileggere, da conservare per sempre.

Se però non siete proprio dei poeti, se vi rendete conto di avare qualche difficoltà ad esprimere, attraverso la parola scritta, i palpiti del vostro cuore, i sentimenti che nutrite per la ragazza che sta al vostro fianco e illumina le vostre vite con la sua sola presenza, allora nulla vieta di prendere spunto, per dirla così, da lettere famose scritte, magari secoli fa, da poetesse e letterate di talento. Donne che con la penna ci sapevano davvero fare! Ecco qualche esempio perfetto per voi. Buon San Valentino!

  • Perché non ho baciato le tue ginocchia? (…) Oh, tu non hai bisogno di me! È vero che vuoi ch’io ritorni? Come una bambina di dieci anni. È vero che mi aspetti? Rivedere la luce d’oro che ti ride sul volto. Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno. Ho paura di morire prima. Dino, Dino! Ti amo. Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il cupo bagliore del miracolo. Non so, ho paura. È vero che m’hai detto amore! Non hai bisogno di me. Eppure la gioia è cosi forte. Non posso scriverti. Verrò il 19. dovunque. Il 14 resterò qui; a Firenze andrò poi per un giorno. Son tua. Sono felice. Tremo per te, ma di me son sicura. E poi non è vero, son sicura anche di te, vivremo, siamo belli. Dimmi. Io non posso più dormire, ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi sogni? Scrivimi.
    (Sibilla Aleramo a Dino Campana, 1916)
  • Notte – Possa tu riposare, mentre io ardo cosi nel pensiero di te e non trovo più il sonno, e sono felice. M’hai promesso di farti rivedere ancor più bello, mia bella belva bionda. Come passerai questi giorni e queste notti? Mi senti nella mia sciarpa azzurra, speranza, grazia? Riposa, riposa. Ci siamo meritati il miracolo. Lo vivremo tutto. E avrai tanta dolcezza anche dal dimenticarti in me, qualche momento, dall’avermi dinanzi come qualcosa a cui la tua dedizione sia sacra, fertile e sacra. Ho tanta fede, Dino. Mi sento ancora cosi forte, per questo scambio del nostro sangue.
    (Sibilla Aleramo a Dino Campana, 1916)
  • Guardo lungo il sentiero e ti vedo arrivare – dalla foschia e dalla nebbia i tuoi cari pantaloni stazzonati si affrettano verso di me – Senza di te, caro, carissimo non potrei vedere, né udire, né sentire, né pensare – o vivere – ti amo cosi tanto e, per tutta la nostra vita, non permetterò che passiamo un’altra notte separati. Senza di te è come chiedere pietà a un temporale o uccidere la bellezza o diventare vecchi. Ho una tale voglia di baciarti – e dietro sull’attaccatura dei tuoi cari capelli e sul petto – ti amo – e non posso dirti quanto. Pensare che morirei se tu non lo sapessi – sciocco – devi tentar di capire quanto ti amo – come sono senza vita quando tu non ci sei – non posso neppure odiare queste dannate persone – Nessuno ha il diritto di vivere se non noi – e loro stanno insozzando il nostro mondo e non posso odiarli per il fatto che ti voglio – Vieni in fretta – Vieni in fretta da me – non potrei fare a meno di te neppure se tu mi odiassi e fossi coperto di piaghe come un lebbroso – se fuggissi via con un’altra donna e mi facessi morir di fame e mi picchiassi – ancora ti vorrei, lo so – Amore, Amore, Caro – Tua moglie (Zelda Fitzgerald a Francis Scott, 1920)
  • Sai, quando mi hai detto di pensare a te, mi sono vergognata di pensare a te cosi tanto, di pensare solo a te è troppo forse. Devo dirtelo? Mi sembra, sembra a me stessa, che nessun uomo sia mai stato per nessuna donna quello che tu sei per me, il pieno deve essere proporzionale al vuoto, lo sai e solo io so cosa c’era dietro l’ampio deserto senza fioritura di rose e la capacità di felicità, come un buco nero spalancato, davanti a questa argentea inondazione. Non è meraviglioso che io viva come in un sogno, e possa sfatare, non te, ma il mio stesso fato? Fu mai qualcuno tratto improvvisamente fuori da una cella buia e portato sul picco di una montagna, senza che gli girasse la testa e gli mancasse il cuore, come a me ? E tu mi ami di più, tu dici ? Devo ringraziare te o Dio? Entrambi, davvero e non c’è possibilità di ritorno da me a ciascuno di voi! Ti ringrazio come può l’indegno e come tutti ringraziamo Dio. Come proverò mai cosa è per te il mio cuore. Come vedrai tu mai cosa provo? Mi interrogo invano. Abbi sufficiente fiducia in me, mio unico amore, da usarmi semplicemente per il tuo vantaggio e la tua felicità, e per i tuoi fini senza preoccuparti degli altri è tutto quello che ti potrei chiedere senza timore Dio ti benedica!
    (Elizabeth Barret a Robert Browning, 1845)

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ultimo aggiornamento: 20-01-2014