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Lo Stato sarà anche di genere maschile, ma di certo la Repubblica è più femminile che mai. E non è solo una mera questione di desinenze e di articoli, quanto più una ragione storica, ben evidenziata oggi dal nostro Presidente della Camera. Laura Boldrini ha infatti affermato che il 2 giugno è una data che appartiene a chiunque ami la Democrazia, ma soprattutto alle donne, che sono state anche madri della Costituente.

La Festa della Repubblica, bisogna ricordarlo, è di istituzione relativamente recente e commemora la data del 2 giugno 1946, in cui il ben noto Referendum destituiva la Monarchia sabauda a favore di un sistema istituzionale più moderno. Era una svolta epocale e un vero segnale di rinnovamento all’indomani della seconda guerra mondiale, gestita anche in modo piuttosto disastroso dall’allora re Vittorio Emanuele III.

A quelle votazioni referendarie partecipò in massa l’elettorato femminile, che solo nel 45 aveva conquistato il tanto agognato suffragio universale. Non è quindi un’esagerazione dire che furono davvero le donne le protagoniste di quella ventata di rinnovamento che, attraverso una preferenza data nel buio della cabina elettorale, cambiò per sempre la nazione.

La Boldrini non sbaglia neanche nell’affermare che le donne, oltre a far valere il neo-conquistato diritto di voto, hanno svolto un ruolo importante nella Resistenza, nella Liberazione e anche nella Costituente. Anche se numericamente inferiori rispetto alle controparti maschili, le madri della Repubblica hanno fatto valere il proprio punto di vista, indispensabile per rispondere a certe tematiche delicate (soprattutto figli e famiglia) trattate dalla Carta nata dalla Costituente.

E in effetti la Costituzione italiana, fondata sui principi della Democrazia e dell’Antifascismo, è da sempre stata interpretata come il cuore pulsante del nostro regime Repubblicano. Si tratta di un documento completo, i cui fondamenti sono basati su valori universali e quindi spazio-temporalmente sempre validi, in grado di tutelare la persona ancor prima del cittadino.

Un vero segno di evoluzione civile che porta la firma, fra gli altri, di 21 grandi donne, supportate allora da un elettorato attivo in rosa con tanta voglia di cambiare in meglio il Paese. Grande orgoglio.

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Via | Repubblica

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ultimo aggiornamento: 02-06-2014