Per la prima volta un Tribunale italiano ingiunge allo Stato di “pagare” una vittima di stupro per risarcirla del danno fisico e morale subito. E’ quanto è accaduto a Milano, dove la sentenza del giudice ha stabilito un indennizzo di 150mila euro recependo, ed è il primo (speriamo non ultimo e non unico) caso, una direttiva europea che prevede che le vittime di crimini violenti possano ricevere un risarcimento in denaro dal proprio Stato qualora i loro aggressori non siano in grado di pagare tale indennizzo.
Destinataria della ingente somma è una donna, oggi 48enne, che nel 2007 fu vittima di un brutale stupro di gruppo, nonché di una rapina, da parte di una banda criminale composta da sei romeni che irruppero nel suo negozio a ridosso dell’orario di chiusura.
Lei, terrorizzata, finì in ospedale dopo l’aggressione e oggi racconta quell’esperienza – il servizio in esclusiva è stato trasmesso su è di Rai News – come un trauma con cui è stata costretta, giocoforza, a convivere. Ha avuto paura di morire, e, una volta sopravvissuta, ha deciso che quello che le era accaduto non l’avrebbe distrutta.
Che il suo negozio, che tanti sacrifici le era costato, non avrebbe chiuso i battenti. Che le ferite, fisiche e psicologiche, della brutale violenza sessuale subita, avrebbero lasciato cicatrici, certo, ma non l’avrebbero uccisa, bensì, resa più forte. Oggi, questa donna coraggiosa che ha combattuto una battaglia solitaria e impari, può definirsi una “vincitrice”. Non tanto e non solo perché oggi, a sette anni dall’aggressione e dalla rapina, riceverà 150mila euro dallo stato italiano, che sono certo una bella cifra.
Ma perché può guardarsi indietro e affermare che “loro”, i suoi aguzzini, quei ladri senza scrupoli che non si sono limitati a rapinarla, me che hanno voluto infliggerle anche la più umiliante e atroce delle violenze, non hanno vinto, che non l’hanno distrutta. Sopravvivere ad uno stupro significa, anche, in parte, dover dimenticare.
Alcuni dei suoi carnefici, che erano stati subito fermati e condannati a 10 e più anni di carcere, sono adesso liberi, ma la loro “vittima” oggi ha la forza di affermare: “Non penso a loro. Penso a me“. Lo stupro è un crimine terribile, che lascia ferite profonde, che scava dentro, ma che con tanta forza e un buon supporto psicologico, si può superare. Ogni donna può diventarne vittima, ecco perché la notizia del risarcimento da parte dello Stato ci conforta.
Significa: riconosciamo fino in fondo il danno che hai subito. Il dolore che una violenza sessuale provoca non si può quantificare in termini monetari, ma ricevere un indennizzo ha un valore, oltre che concreto, anche simbolico. Non solo le vittime di mafia, o di terrorismo (come era accaduto finora), sono “degne” di essere risarcite dallo Stato. Combattere contro la violenza sulle donne significa anche questo, significa mettere lo stupro, questo odioso crimine, in cima alla classifica dei delitti più infami contro la persona umana. Di passi in avanti, da quanto la violenza sessuale era catalogata tra i reati contro la “morale”, se ne sono fatti tanti. Non basta, ma è importante riconoscerlo.
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