Giovanissima, impegnata e convinta. Emma Watson ha tenuto il 20 settembre nella sede delle Nazioni Unite a New York il suo primo discorso come ambasciatrice. L’occasione è stato il lancio della campagna HeForShe, realizzata per abbattere le differenze di genere e per creare pari opportunità nel mondo.

“Sono stata eletta ambasciatrice di buona volontà dell’ONU sei mesi fa e più ho parlato di femminismo e più mi sono accorta che la lotta per i diritti delle donne spesso è diventata sinonimo di “uomo che odia le donne”. Se c’è una cosa che so per certo, è che questo deve finire. Il femminismo per definizione è la convinzione che uomini e donne dovrebbero avere pari diritti e opportunità. È quindi alla base della teoria della parità politica, economica e sociale dei sessi”.

Ha raccontato l’attrice, parlando si sé e della sua esperienza. Si definisce femminista per è stata “sessualizzata” fin da bambina, quando a 8 anni voleva dirigere i giochi, come un maschietto, o a 14 i media hanno iniziato a parlare del suo aspetto. HeForShe è una campagna importante perché lotta contro la discriminazione di genere, quindi non vediamola sempre e solo sotto l’ottica femminile.

Condanna ovviamente ogni forma di violenza e cerca il sostegno degli uomini, che in ogni parte del mondo stanno alzando la testa e prendendo posizione a favore dell’uguaglianza. È percorso lento e difficile, ma le grandi sfide sono quelle più belle e più importanti da vincere. La Watson ha poi aggiunto:

Provengo dalla Gran Bretagna e penso che sia giusto che io sia pagata tanto quanto le mie controparti maschili; penso che sia giusto che io sia in grado di prendere delle decisioni che riguardano il mio corpo; penso che sia giusto che le donne vengano coinvolte in mia vece [in politica] in quelle decisioni che influenzeranno la mia vita; penso che sia giusto che socialmente mi sia garantito lo stesso rispetto che è garantito agli uomini. Ma sfortunatamente, posso dire che non c’è neanche una nazione al mondo in cui le donne possono aspettarsi di ricevere questi diritti. Nessuna nazione al mondo può dire di aver raggiunto la parità dei sessi. Considero questi diritti dei diritti umani.

E ha concluso così:

Se credete nella parità, potreste essere uno di quei femministi involontari di cui ho parlato prima e per questo, mi complimento con voi. Stiamo facendo fatica a trovare una parola che ci unisca, ma la buona notizia è che abbiamo un movimento che ci unisce. Si chiama He For She. Vi invito a farvi avanti, a farvi vedere e a chiedervi: se non io, chi? Se non ora, quando?

Via | HeforShe

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ultimo aggiornamento: 22-09-2014